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Società

Messina: spunta il baratto amministrativo, una corvée medievale che certifica il fallimento democratico della città

Le riflessione a voce alta del Prof Aldo Ficara

Il baratto amministrativo è stato introdotto dal decreto “Sblocca Italia” del 2014 e consente ai cittadini bisognosi di pagare tasse e in generale debiti con il fisco attraverso il proprio lavoro fino alla compensazione di quanto dovuto. Gli interventi possono riguardare pulizia, manutenzione e abbellimento aree verdi, piazze, strade, valorizzazione di zone limitate del territorio, ecc. Il decreto lascia margini molto elastici ai comuni che possono definire autonomamente criteri e condizioni per la realizzazione degli interventi. Da nord a sud molti comuni stanno mettendo in pratica lo strumento del baratto amministrativo che consente ai cittadini di pagare i debiti eseguendo lavori socialmente utili. Ora si fa avanti anche Messina, dove le azioni di rimozione dei numerosi carroattrezzi potrebbero essere ripagate attraverso i cosiddetti servizi socialmente utili  svolti dai cittadini. Queste pratiche  si aggravano enormemente quando si pretende perfino di applicare il c.d. “baratto amministrativo” alle situazioni in cui il beneficiario è un debitore del fisco locale. In questo caso, infatti, manca del tutto il presupposto della libera scelta del cittadino che è alla base di ogni iniziativa sussidiaria. Infatti, colui che è in una condizione debitoria è per definizione un obbligato e non un soggetto libero. Certo, il comune propone la scelta tra pagare il tributo o svolgere una determinata azione, ma si resta pur sempre dentro uno schema tra chi è obbligato e chi pretende una certa azione. Tutto ciò somiglia molto più alla corvée medievale (Prestazione d’opera dovuta dai coltivatori che risiedevano su terreni dati in concessione (mansi) sotto forma di giornate di lavoro obbligatorie sul terreno che il signore riservava direttamente a sé (riserva) ). che ai rapporti civili di una Repubblica democratica. Senza contare il fatto che questo tipo di soluzioni vengono offerte a coloro che si trovano in difficoltà  economica come “sostegno sociale”, dove  la libertà  di scelta del debitore è più apparente che reale.

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