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Cultura

Renzi e Fittipaldi, novità nell’editoria italiana di Giovanni Frazzica

 

Appare speculare, rispetto all’assunzione della Direzione del “Riformista” del sen. Matteo Renzi, la contemporanea nomina di Emiliano Fittipaldi a Direttore de il “Domani” in sostituzione di Stefano Feltri. Il Riformista sostiene in un suo commento che l’ing. Carlo De Benedetti ha deciso il ribaltone al vertice del suo quotidiano mandando via il direttore, Stefano Feltri, e mettendo al suo posto Fittipaldi forse perchè il giornale, dopo più di due anni di vita, non aveva dato i risultati sperati, né in termini di vendite né tantomeno di peso politico e di visibilità. Ma anche forse in quanto Feltri era un po’ autonomo, mentre De Benedetti ha fondato “Domani” come un suo giornale che proponesse non solo i suoi interessi ma anche le sue idee. E invece pare che Feltri ogni tanto mettesse sul giornale idee proprie e questo indispettiva l’editore che tra l’altro lo accusava di una scarsa aggressività che non rendeva appetibile la testata. Ma cosa potrebbe rendere più appetibile un giornale come il Domani, attualmente prodotto quasi anonimo, nella giungla dell’editoria? Un direttore spregiudicato, capace di inserirsi con immediatezza nella ferita riaperta sulle carni della Chiesa dal caso di Emanuela Orlandi, amplificato “a gratis” dalla recente costituzione di una Commissione parlamentare d’inchiesta. E chi quindi meglio di Emiliano Fittipaldi, aduso a mettere il dito nelle piaghe della Chiesa cattolica con libri (Avarizia e Luxuria) e articoli (su l’Espresso in primis) per una narrazione sempre “sensazionale e ostile” a puntate? Certo, un ipotizzabile percorso che sviluppi questa linea, può portare si ad un aumento di vendite e di influenza, ma quale potrebbe essere l’effetto collaterale di una operazione di questo genere? Creare discredito sulla Chiesa oggi potrebbe significare anche minare la credibilità di papa Francesco che, tra l’altro, in questo momento rappresenta una speranza importantissima (forse unica) per realizzare la pace in Ucraina. E’ giusto che un’Azienda cerchi di allargare il proprio volume d’affari e la propria influenza, ma nel caso in ispecie, occorre fare una riflessione in più, una realtà che opera nel campo della comunicazione dovrebbe anche calcolare gli effetti collaterali che possono scaricarsi sulla pubblica opinione. Per questo gestire un giornale è cosa diversa dal controllare una ditta che produce croccantini per gatti, forse esistono anche per questo i contributi per l’editoria, cui dovrebbe corrispondere un’etica più elevata rispetto alla semplice dimensione della concorrenza commerciale e del mero profitto. E se Calenda teme che Renzi voglia fare del Riformista un “giornale partito”, altrettanto si può ritenere per il Domani, considerato che De Benedetti ben ricorda gli anni d’oro del feeling cosumato sulle pagine de “la Repubblica” da Scalfari e De Mita, trainante per la politica italiana. Il Domani non è Repubblica, e la Sclein, di cui l’ingegnere è amico e sostenitore, non ha lo stesso peso di De Mita, tuttavia la tentazione di giocare un girone di ritorno ha sempre un suo innegabile fascino. Bene, fate pure il vostro gioco, campionato di andata o di ritorno che sia non importa, ma, per favore, non fate gioco sporco, non c’è necessità.

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