«Sicilia, isola dell’energia – Sblocco definitivo delle attività imprenditoriali collegate alla produzione di energia rinnovabile per una Sicilia autonoma e produttrice di energia da vendere su tutto il territorio nazionale. Senza abbandonare la battaglia per il taglio delle accise sui carburanti prodotti e venduti in Sicilia».
Dal palco di Catania il leader di “Sud chiama Nord” Cateno De Luca, candidato alla presidenza della Regione, ieri sera ha spiegato come nella sua azione di governo dell’Isola sia centrale il tema del caro energia. «Dire che la Sicilia potrebbe essere autonoma anche sul piano della produzione energetica è quasi scontato. Specie se consideriamo le fonti rinnovabili. Dire anche che alla Sicilia – e più in generale all’Italia – viene impedito di essere autosufficiente non è retorica. lo dice la storia dal secondo dopoguerra ad oggi. Controllare materie prime e fonti di energia dovrebbe essere il primo pensiero di ogni Stato indipendente. Da tempo l’Italia ha rinunziato a tale impegno. E la Sicilia ha fatto e continua a fare ancora peggio, aggiungendo alla subalternità dello Stato italiano rispetto alle multinazionali le soverchierie perpetrate dalla burocrazia regionale a danno di quanti vogliono produrre energia da fonti rinnovabili per soddisfare il proprio fabbisogno e contribuire alla produzione nazionale».
«Avete capito perché si vota in estate? – ha chiesto ai simpatizzanti presenti in una gremita piazza Università – Perché stava per scoppiare il “caro bollette”, con la conseguente rivolta di imprenditori e cittadini, e nessuna forza politica poteva fronteggiare se non pagandone un caro prezzo in termini elettorali».
De Luca ha poi spiegato che appena eletto presidente della Regione procederà con l’approvazione del piano energetico, la conversione delle compensazioni ambientali in azioni o produzione di energia e la sospensione dei piani paesistici nella parte che blocca il fotovoltaico. «Estraendo, al momento qualcosa come 2,8 mld di mc di gas, verranno ritrattate le compensazioni ambientale per il principio di compensazione sulla insularità e secondo un calcolo che tenga conto, retroattivamente, di cosa non è stato fatto per l’ambiente in Sicilia autorizzeremo l’Eni ad estrarre di nuovo 10 mln di mc di gas e terremo le compensazioni quali utili per compensare i costi dell’insularità. Non ne vogliamo soldi per l’ambiente, ce li bonifichiamo noi i siti. Piuttosto abbattiamo il costo dell’energia, ma non sul costo del solo gas ma sul costo complessivo delle bollette ed anche per le imprese diventando produttori di energia elettrica con le rinnovabili i cui impianti si realizzeranno con i fondi extra bilancio e si diventerà soci (si vogliamo azioni e non costi ambientali) delle compagnie che estraggono.
La Sicilia non vuole utili, li spalmerà decurtando le bollette dei siciliani per un importo non inferiore al 60 per cento (30 per cento per la compensazione di insularità e 30 per cento per l’aumento del costo dell’energia.
Verranno a produrre in Sicilia ed il gettito farà il resto!»