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Ponte, Emilio Fragale : hanno scoperto che la città non è preparata

La nota dell’ex direttore generale del Comune

A seguire la nota dell’ex direttore generale del Comune Emilio Fragale: 

Domani … titolerete “La città non è preparata”.

Lo ha detto il Sindaco della Città di Messina ieri sera.

Magari si richiamerà anche il ritornello degli ultimi giorni “Prima Messina”.

Correva l’anno 2009. Era il 22 luglio. Quella nota di allora venne inviata e richiamata da tulle le redazioni. Il tempo passa. Diverse amministrazioni si sono succedute. Diversi governi nazionali e regionali, di diversi colori, si sono alternati. I commentatori e le testate sono rimaste più o meno le stesse.

Ora la domanda è … i nuovi, i bravi, gli onesti SI PONTE e NO PONTE di ieri e di oggi, al netto delle piroette … dove siete stati?

Così scrivevo …

“Da Direttore Generale ho partecipato a diversi incontri con esponenti di vari dicasteri del governo e di R.F.I. per rappresentare un percorso politico, amministrativo, tecnico, finanziario che temporalmente anticipasse gli interventi necessari e/o utili per ridefinire il volto della città.

In sostanza, ribadendo che l’iter seguito per l’emanazione della Legge Obiettivo aveva escluso dal processo decisionale comunità e istituzioni messinesi e che la prospettiva delle c.d. misure compensative era umiliante, si chiedevano gli stanziamenti di 1,3 miliardi del Cipe (sulle previsioni ricadenti sull’asse Palermo – Berlino) per rilanciare il tessuto cittadino e recuperarne una prospettiva identitaria.

Quindi, senza ipotecare alcuna opzione “ponte si” “ponte no”, sulle somme che sembravano disponibili, si immaginava – in sintesi – di:

a) spostare tra Gazzi e Contesse la Stazione Centrale;

b) riconsegnare a parco urbano l’area asservita al fascio ferroviario;

c) far attraccare le navi per il trasporto ferrato nella piattaforma intermodale di Tremestieri;

d) realizzare un bretella sotterranea di collegamento parallela alla Galleria dei Peloritani (per le derivazioni verso Catania e verso Palermo);

e) implementare la rete stradale, con via Don Basco, via Del Mare, Intervalliva.

Solo una successiva definitiva linea favorevole al Ponte avrebbe comportato la costruzione di un’altra Stazione Centrale (in pratica sul modello di Genova) nei pressi dell’Annunziata (per rendere indipendente lo snodo dei binari verso Catania e verso Palermo).

Pertanto, l’assunto che condizionava il nostro atteggiamento era “prima di tutto Messina”.

Il percorso in via di definizione (come intuibile con ricadute in termini di rigenerazione territoriale, di inclusione sociale, di rilancio imprenditoriale, di possibilità occupazionale, di volano di una economia asfittica, etc), prima del pubblico confronto (in ogni sede), ha subito una brusca decellerazione (praticamente interrompendosi) con la venuta del Ministro Bianchi.

Un errore gravissimo quello di registrare l’inversione delle priorità del governo Prodi senza fermamente chiedere il mantenimento delle previsioni di spesa nello Stretto.

Oggi, ci troviamo innanzi al reiterato annuncio della posa della prima pietra del Governo Berlusconi.

La città – a mio avviso – non è preparata.

Come in altre occasioni affermato, penso che l’attesa del Ponte sia – a diversi livelli – l’alibi più insulso di una classe dirigente che non ha dotato Messina di un modello di sviluppo.

Che cosa significa “Porta della Sicilia” o “Cuore del Mediterraneo” se non abbiamo mai voluto conformarci – oserei dire strutturalmente e urbanisticamente – al dialogo interculturale e interreligioso e allo scambio di esperienze lavorative, professionali, commerciali, imprenditoriali con il Nord Africa, con il medio Oriente, con i Balcani?

Che cosa significa “regione dello Stretto” se continuiamo a non affrontare il tema di una unica Università, di una unica Autorità Portuale, di un unico Aeroporto?

Che cosa significa “conurbazione” se consideriamo il mare un limite, un confine, una barriera?

Che cosa significa “città viva” se il problema è come attraversarla piuttosto del come e perché raggiungerla?

La pianificazione strategica rappresenta una opportunità. La deputazione e tutte le forze politiche, sociali, economiche commettono il duplice errore per un verso di disertare gli appuntamenti e per altro verso di non imporre un rigore metodologico che stenta ad intravedersi.

In ogni caso, la Politica, senza sterili contrapposizioni, dovrebbe ricercare una intesa per rivendicare – preventivamente rispetto a qualunque inizio dei lavori – la realizzazione di riqualificazioni fondamentali come, per esempio, quelle che concernono la Falce e tutta l’area oggetto della elaborazione innovativa in ambito urbano.

Perché se è vero che il Ponte trascende Messina, è altrettanto vero che Messina non va considerata nominalisticamente come puntino su una piantina geografica ma “città forte del suo passato, forte nel suo futuro”. Il futuro di Messina non può rimandarsi o rimettersi o ripromettersi con la realizzazione del Ponte. In questo consiste “la forza del presente”. Su questo occorrerebbe convergenza e condivisione per non rassegnarci alla dimensione di colonia del regno (anche di signorotti catanesi e palermitani).

Temo, senza intelligenza e responsabilità diffusa nel centro-destra e nel centro-sinistra, una città sventrata e semmai indennizzata (ormai priva di vis attrattiva in mancanza di un’anima e una forma, di un disegno che ne recuperi la memoria e la proietti nel futuro, di un progetto che la proponga come competitiva).

Pertanto, auspico che nella prossima convocazione del consiglio comunale “aperto” non si immiserisca il dibattito e non si svenda la città.

Peraltro, la mancanza di copertura finanziaria dell’intero programma pone un problema di non secondario momento rispetto alle espropriazioni. Infatti, non mi pare giuridicamente praticabile un vincolo pubblicistico incerto e/o sine die e/o a singhiozzo. Cause infinite.

La crisi imperante agevola chi populisticamente parla alla “pancia” dei cittadini.

Normalmente i profeti praticano il digiuno. Raramente e non necessariamente avviene il contrario.”

 

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