Anche a Messina si è svolta ieri la Cerimonia d’Inaugurazione dell’Anno Giudiziario e sulle colonne che si ergono maestose nel nostro Palazzo di Giustizia, sono ancora abbarbicati, indissolubilmente come rami d’edera, i soliti annosi problemi, che riecheggiano lungo gli ampi corridoi, sulle scalinate e nelle aule d’udienza, sempre più affollate, che noi Avvocati frequentiamo quotidianamente.
Vecchie criticità, tutte ben note: dai vuoti d’organico, agli ancora irrisolti problemi di edilizia giudiziaria che si trascinano certamente da trentacinque anni, (quelli di cui la sottoscritta ha memoria).
Ma in realtà, quest’anno, la Cerimonia d’Inaugurazione si è svolta in maniera singolare.
La volontà del CSM di relegare a un ruolo marginale la voce autorevole dell’Avvocatura e dei suoi rappresentanti ha, infatti, scatenato in molti distretti la reazione e l’assenza degli Avvocati, interlocutori necessari e indispensabili in ogni dialogo che possa essere proficuo e costruttivo sui problemi e sulle riforme della Giustizia.
Così, in questa importante giornata, protagonisti assoluti delle Cerimonie d’Inaugurazione dell’Anno Giudiziario sono stati i Magistrati.
Le scene riprese nei vari distretti e diffuse dai media hanno evidenziato atteggiamenti inconsueti, derivanti dalla protesta promossa dall’Associazione Nazionale Magistrati, contro la riforma costituzionale che prevede la separazione delle carriere.
Anche a Messina, i Magistrati, durante l’intervento del dirigente del Dap Massimo Parisi, in rappresentanza del Ministero, hanno abbandonato l’aula e hanno improvvisato un breve sit-in nell’atrio di Palazzo Piacentini.
Queste scene, sono inevitabilmente balzate dai media agli occhi dei cittadini, creando non poco stupore e tanta confusione.
“Il segreto della giustizia sta in una sempre maggior umanità e in una sempre maggiore vicinanza umana tra avvocati e giudici nella lotta contro il dolore”, sosteneva il grande giurista Calamandrei.
Alla luce di quanto accaduto, che mi ha riportato alla mente quanto accaduto una ventina di anni fa, devo ammettere che tanti anni d’esperienza forense, di consuetudine con gli ambienti giudiziari e di associazionismo forense, non mi sono sufficienti per non provare un’infinita grande amarezza, assistendo ad atteggiamenti che considero al limite del rispetto e del garbo istituzionale e all’ ingiustificato rifiuto d’ogni dialettica.
E, mentre Minerva, divinità della lealtà in lotta e della guerra per giuste cause, sorride dall’attico di Palazzo Piacentini, trainando la sua quadriga, continuo a credere nei valori su cui si fonda la mia professione, consapevole che ciò che conta, è ripristinare in fretta gli equilibri e riprendere un dialogo costruttivo, per il bene di tutti e della Giustizia.
Avv. Ester Isaja
