Riceviamo e Pubblichiamo:
Su invito della collega Cettina Lupoi, offro il mio contributo con questo articolo.
Il ponte si farà, dicono la premier e i suoi alleati; ma si fa per imperio, non dettato da una vera necessità. Sarebbe invece necessario tutelare la bellezza del posto e preservarla per le future generazioni. Costruire il ponte sullo Stretto – oltre allo spreco di miliardi che sarebbero più utili per potenziare servizi, come la viabilità in tutto il Sud – è un modo brutale del Governo per avere visibilità e tornaconto politico presso gli elettori, che poco badano all’impatto ambientale che da quest’opera graverebbe sul paesaggio e sulla quotidianità di chi adesso ci vive. Si calcola che il risparmio di tempo nel percorrere con gli automezzi il tratto Milano-Palermo sia di cinque minuti, che sono irrilevanti nei tempi di percorrenza e nello svolgimento dell’esistenza quotidiana. La velocità non è di per se stessa una virtù e nemmeno una convenienza da perseguire, è utile invece il tempo per ampliare conoscenze e per immergersi nella bellezza mentre con il traghetto si attraversa il tratto di mare che riunisce (non separa) la Sicilia con la Calabria.
Quarant’anni fa ebbi l’assoluta certezza che il ponte sullo Stretto non aveva ragione d’essere costruito quando con mia figlia bambina di pochi anni, all’alba sul ponte del traghetto e presa dall’incanto della luce che illuminava lo Stretto, si rifiutava di essere condotta dentro il salone, da me che temevo potesse prendere
freddo. Governare non è fare a tutti i costi, ma “saper fare” conservando l’immaterialità
della spirituale bellezza.