Il Comitato “Vogliamo l’Acqua dal rubinetto”, in occasione della giornata mondiale dell’acqua, ha convocato i giornalisti per presentare un dossier sulla situazione idrica a Messina, la quale fa acqua da tutte le parti, a detta loro, nel senso letterale della parola.
Abbiamo realizzato questo dossier, ci spiega Francesco Mucciardi, referente del comitato introducendo i lavori, a seguito di tanto tempo ed energie spese per trovare e poter dare delle risposte alle tante segnalazioni ed ai tanti dubbi che i cittadini ci pongono all’attenzione. Questi dubbi, però, come si leggerà nel Dossier che presto verrà reso pubblico alla cittadinanza tutta, spesso non trovano risposta o, se la trovano, è sconfortante. Abbiamo scritto ad Arera, Autorità di regolazione per energia, reti e ambiente, e all’ASP, per avere accesso alle informazioni ambientali sull’acqua. L’Asp ci ha risposto che, dalle analisi del Comune, non si riscontrano grosse criticità, ma l’acqua, ancora dopo sette mesi, non è potabile. Io, per primo, sono fra quelli che beve l’acqua dai rubinetti, conclude Mucciardi e non è possibile che ancora ci sia il permanere di questa situazione.
Dalla risposta del Dipartimento prevenzione dell’ASP, abbiamo scoperto infatti, continua Nicola Arena, del Comitato, che l’ordinanza, contingibile e urgente, 151 del settembre 2024 è ancora in vigore e l’acqua per migliaia di persone è utile solo per fini igienico-sanitari. Viene da sé, che dopo mesi il principio di contingibile e urgente, viene a cadere. Sicuramente, conclude Arena, non ci fermeremo ai dossier, ma interesseremo le autorità competenti.
Come evidenziato nel dossier abbiamo avuto difficoltà a reperire la documentazione, ci dice l’ex assessore Daniele Ialacqua. Questo è un problema perché, la mancanza di trasparenza fa pensare che ci sia un problema ancora più grande di quello che è. Inoltre, secondo gli obblighi di legge, AMAM dovrebbe rendere pubblici i dati sulla fruibilità dell’acqua e non lo fa, adducendo come motivazione che non sanno se è lecito pubblicare i dati. In siti di altre società idriche di comuni Italiani, come ad esempio Milano e Pavia, basta mettere l’indirizzo e sapere la portata dell’acqua. Per quanto riguarda le categorie M1, perdite idriche; M2, interruzioni del servizio; M4, Adeguatezza del sistema fognario e M5, Qualità delle acque depurate; noi siamo sempre nella classe peggiore, solo nelle classi M3, qualità dell’acqua erogata; e M6, qualità dell’acqua depurata; siamo nella classe più alta. L’acqua di Mili dicono che non può essere usata per fini diversi, tipo industriali etc…, ma poi l’acqua risulta in classe A e questo ci sembra sospetto.
In questo dossier personalmente mi sono dedicato, continua Daniele Tomasello, ad una problematica che scatena numerose preoccupazioni nelle nostre famiglie, ovvero le continue perdite dell’amata e odiata conduttura di Forza d’Agrò. L’AMAM ci dice che del nostro approvvigionamento liquido, giunge ai rubinetti almeno la metà e in alcune ore, come testimoniato da una tabella che abbiamo creato in base alle segnalazioni dei cittadini, nei tanti banchetti che abbiamo istituito. Altro che acqua H24, come propagandato dall’Amministrazione. L’AMAM, inoltre, non dispone di operai da mandare in qualsiasi punto della città. Per risolvere le problematiche al sistema idrico cittadino ci sono stati vari percorsi, abbiamo assistito a tanti lavori che, però, non hanno risolto i problemi della città.
Un’altra notazione è che, nella Commissione ponte del Consiglio comunale, sono stati sentiti in audizione gli ingegneri Lucangeli e Scammacca, i quali affermano che i lavori del Ponte non incideranno sulla rete idrica. Poi, però si contraddicono, scrivendo purché la rete sia a sistema e senza le ingenti perdite come per ora ci sono.
Infine, Mariangela Pizzo, membro del Comitato,ci parla, in particolare, del caso dell’Arsenico a Nizza e Contesse, legato alla realizzazione di una grande opera, ovvero il raddoppio ferroviario Giampilieri – Fiumefreddo, questo è per dire come le grandi opere possono incidere sul territorio. Durante i lavori per la realizzazione della grande opera, 16 ottobre del ’24 l’impresa Webuild comunica al sindaco di Nizza che l’acqua non è potabile, l’8 novembre la magistratura mette sotto sequestro una vasca di trattenimento dell’acqua e, ad oggi, seppur per un valore di pochi milligrammi, essa risulta ancora tale. Adesso sarà usato un dearsenificatore, sul quale uso abbiamo dei seri dubbi. Lo stesso provvedimento della Magistratura, comunque, è stato emesso per i materiali di scavo stoccati ad Alì Terme e Villaggio URRA Contesse.
Spesso si legge sugli organi di stampa, soprattutto dopo l’intervento di due tecnici dello Stretto di Messina spa in Commissione Ponte, che “Il ponte sullo stretto non ruberà l’acqua ai messinesi“, niente di più falso riprende Ialacqua.
Le slides proiettate in consiglio comunale dai tecnici confermerebbero che l’acqua, di cui costa la costa jonica ha bisogno, nei cantieri del ponte ne rimarrebbe circa più 67 l/s, che verrebbe attinta da tre nuovi pozzi sulla costa jonica e ne resterebbe in più per la città di Messina, essendo la portata dei pozzi di circa 160 l/s.
Niente di più falso!
I pozzi di cui si parla intanto non sono stati scoperti dalla Stretto di Messina ma sono stati individuati nel Piano d`ambito del Servizio idrico integrato dei comuni della provincia di Messina (ATO3) del 2022. L`acqua dei tre pozzi non è solo destinata al comune di Messina ma, integrandola con altre risorse idriche e secondo necessità, anche ad altri comuni dell’ambito:
“Il surplus di risorsa , oltre ad essere distribuita CIl comuni costieri, avrebbe funzione strategica nell’ottica dell’interconnessione con la dorsale tirrenica, in casi di crisi idriche, permettendo il trasferimento di significanti risorse da una zona all’altra dell`ambito territoriale”. (Piano d’ambito 2022)
In pratica, dunque, si prenderebbero non solo l`acqua destinata a Messina, ma anche quella dei comuni limitrofi per gli interessi dei cantieri del ponte. Si dirà, però, l’eccedenza dell’acqua rimarrà a Messina. Ma quale eccedenza?
Proviamo a fare due calcoli:
Se i pozzi dovessero dare 150-160 1/s, considerato che nella rete messinese vi sono perdite per circa il 53%, 1’acqua realmente disponibile dei pozzi sarebbe di circa 70-75 V/s ovvero circa quanta ne servirebbe per le esigenze dei cantieri del ponte. Risultato: nessuna eccedenza per Messina!
Ma continuiamo con i nostri calcoli:
tecnici della Stretto di Messina spa dichiarano che l’acqua da utilizzare per i cantieri corrisponde solo al 6-7% circa delle disponibilità idriche di Messina.
Falso!
Ammesso che le disponibilità idriche di Messina siano intorno ai 1000-1200 1s (in realtà sono n po di meno), se si considerano sempre le perdite idriche del 53%, l’acqua realmente a disposizione dei messinesi è pari dunque a meno della metà.
Se si considera poi che nella recente estate a causa della siccità, le risorse idriche destinate Messina si sono ridotte di circa il 30%, si ha che l’`acqua destinata ai cantieri del ponte sarebbe pari a quasi il 18-20% dell’acqua a disposizione dei messinesi, ovvero stiamo parlando di circa 5 milioni di litri d’acqua al giorno per le esigenze del ponte, una follia!
Giù le mani dall’acqua di Messina!
Vengono, quindi, presentate delle carte tematiche che rappresentano la rete idrica cittadina, fra cui le carte fatte da Saro Abate e Cimino, dell’università di Palermo, prima dell’introduzione idrica di Fiumefreddo.
Abbiamo mandato, conclude il referente Mucciardi, un’esposto per PEC, al Comune e all’ARERA e la prossima settimana andremo in procura e continueremo a stargli col fiato sul collo. Per altro ci dicono, su nostra richiesta, che vedranno quale documentazione pubblicare, come se ci fosse qualcosa da nascondere. L’acqua che noi beviamo, nelle scuole, nei bar, negli ospedali non è potabile. Preghiamo l’amministrazione di rispondere, prima che andiamo in procura e il prossimo mese faremo un presidio sotto l’AMAM.
