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Il Partito Democratico denuncia le “zone grigie” tra contributi al partito “Sud Chiama Nord” e incarichi pubblici

Basile comprenderà quanto sia necessaria una parola chiara per tutelare la sua giunta e restituire alla politica il senso del servizio alla comunità

La notizia che in queste ore sta scuotendo il panorama politico messinese, relativa al sistema di donazioni al partito “Sud Chiama Nord”, non sorprende chi da tempo osserva da vicino le dinamiche dell’amministrazione cittadina. Il Partito Democratico lo dice chiaramente: «Non è la prima volta che solleviamo questo tema, ma oggi più che mai è evidente la sua portata etica e politica». Secondo quanto emerso da documenti pubblici, numerosi professionisti, imprenditori e anche semplici cittadini avrebbero effettuato donazioni al partito fondato da Cateno De Luca. Donazioni regolari, tracciabili, consentite dalla legge. Ma il punto sollevato dal PD non è la legittimità formale, bensì l’opportunità sostanziale.

Il sospetto – evidenziato in una nota diffusa dal partito – riguarda la coincidenza tra alcuni nomi presenti negli elenchi dei finanziatori e la successiva (o contestuale) assegnazione di incarichi pubblici, ruoli nei consigli di amministrazione delle partecipate comunali o coinvolgimenti in appalti della Città Metropolitana o del Comune di Messina. «Sarà pure una coincidenza, certo accidentale  –  si legge nella nota – ma non è forse singolare che certi nomi compaiano sia tra i finanziatori del partito che tra i beneficiari di nomine e incarichi retribuiti?». La riflessione non si limita a un’analisi tecnica o giuridica – per quella, si afferma, «esistono gli organi competenti». Il vero nodo è etico: è giusto che si creino – anche solo in apparenza – sovrapposizioni tra chi finanzia un partito politico e chi viene poi nominato o contrattualizzato dalla stessa amministrazione comunale o metropolitana? Il PD chiede trasparenza. Un atto dovuto, secondo i dem, non solo alla legge, ma alla cittadinanza: «Chi amministra deve rispondere alla città, non solo al proprio partito. La res publica non è un bancomat né una ricompensa».

L’appello finale è rivolto direttamente al sindaco Federico Basile: «Se davvero crede nella trasparenza, chiarisca con nomi e cognomi quali donatori – esclusi gli eletti – hanno attualmente, o hanno avuto in passato, rapporti professionali o pubblici con il Comune o con la Città Metropolitana». In gioco non c’è soltanto la correttezza formale, ma la credibilità dell’azione politica e amministrativa. Il rischio, denunciano dal PD, è che si alimenti la sfiducia dei cittadini nelle istituzioni, in un contesto dove ogni confine tra partito e pubblica amministrazione appare sempre più sottile, se non addirittura superato. «Siamo certi – concludono i democratici – che Basile comprenderà quanto sia necessaria una parola chiara per tutelare la sua giunta e restituire alla politica il senso del servizio alla comunità».

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