Il 2 giugno, in numerose città e località, inizierà la campagna di sensibilizzazione e di raccolta firme promossa da Unione Popolare e sostenuta anche dalle realtà militanti territoriali del PRC affinché si introduca, anche in Italia, un salario minimo orario di almeno 10 euro.
Quella che lanciamo è una Legge di iniziativa popolare, depositata in Cassazione, che ci vedrà per sei mesi nelle piazze, davanti ai luoghi di lavoro, soprattutto laddove le condizioni di sfruttamento si manifestano in tutta la loro spregiudicata arroganza.
Il salario minimo esiste in gran parte dei Paesi europei, con quali motivazioni, governi di centro sinistra e di destra, hanno impedito l’introduzione di tale misura anche da noi?
Siamo il Paese in cui il potere d’acquisto degli stipendi si riduce ogni giorno, da anni anche a causa dell’inflazione ed è per questo che proponiamo l’indicizzazione automatica del salario minimo, nel rispetto dei Contratti di categoria che non devono scendere mai sotto tale cifra.
La nostra è una proposta concreta contro l’impoverimento dilagante e per il rispetto della Costituzione che impone “una retribuzione…sufficiente ad assicurare a sé e alla famiglia un’esistenza libera e dignitosa”.
Ciò se possibile è ancor più evidente e vero nei Territori nebroidei dove ad annosi, irrisolti problemi si sommano quelli dettati dalle “scelte” politiche di governi, nazionali e regionali, che vivono lontani dalle necessità e dalle aspirazioni delle nostre Comunità e dai bisogni dei nostri lavoratori, delle nostre lavoratrici.
Che la “Festa della Repubblica”, anche qui sui Nebrodi, sia un giorno di mobilitazione per i diritti del lavoro su cui è fondata la Carta costituzionale