Messina – 2/7/2022 – C’è un bel dibattito in corso in città sulle sorti dell’area dove sorgeva il Teatro in Fiera, un dibattito polarizzato ma anche trasversale, con interessanti riflessioni e singolari prese di posizione individuali. Un dibattito, tuttavia, come spesso capita a Messina, concentrato esclusivamente sul merito, mentre c’è all’orizzonte l’ennesimo, enorme problema di metodo
Da membro del Tavolo del Partenariato del mare, che non è stato in alcun modo coinvolto in questa decisione dell’AdSP, non posso non rilevarlo.
Accade infatti che un Ente statale chiamato a gestire anche terreni del demanio regionale (come quello in parola), nell’ambito di un importante processo di riqualificazione di un’area pregiatissima della nostra città proceda a demolire un manufatto ivi contenuto nell’ambito di un progetto di manutenzione tramite demolizione/ricostruzione, e poi però decida di non procedere alla ricostruzione (o anche alla ricollocazione in altro sito, magari più pregiato) prendendo a pretesto la rescissione ordinata dal Consiglio di Giustizia Amministrativo -e la successiva rinuncia delle altre ditte- nonché una presunta consultazione della quale non è dato conoscere i dettagli quali-quantitativi.
Al di là del contenuto, l’intollerabile retorica dell’uomo solo al comando, che ha caratterizzato le più recenti governance dell’AdSP dello Stretto – naturalmente indotta dalla cancellazione del Comitato Portuale, nel quale trovavano rappresentanza tutte le categorie di stakeholders pubblici e privati – trova ancora una volta plastica rappresentazione in un evento che avrebbe potuto davvero segnare una svolta in direzione di democrazia e partecipazione nella gestione della cosa pubblica e dei beni comuni.
Peraltro, proponendo di fatto la definitiva demolizione di un bene patrimoniale del demanio, evento per il quale la normativa vigente impone un’apposita procedura autorizzativa per evitare danni erariali.
Sia chiaro! Il sottoscritto è pienamente d’accordo nel non ricostruire il quel luogo il Teatro in Fiera, ma, come scrive il massimo poeta “il modo ancor m’offende”.
Il re è nudo: ormai emerge che la mission dell’autorità di sistema portuale in questi anni è stata quella di non fare, di impedire di fare, e di cessare di fare quel che si faceva. Oggi, per sovrammercato, oltre a ciò si programma anche di demolire quello che rimane!
È tempo che il pallino torni in mano a quegli Enti e Istituzioni – in testa la Regione, insieme al Comune e all’area metropolitana di Messina – che trovano potere e responsabilità in un consenso reiterato e profondo. Noi attendiamo…