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Cateno De Luca : “emergenza idrica, Schifani il solito coyote!”. La replica di Pellegrino (FI). La controreplica del leader di ScN

È inaccettabile che, nonostante i mezzi e i poteri straordinari a disposizione, il presidente della Regione abbia scelto di non agire

“Ci sono responsabilità ben precise nella mancata gestione della crisi idrica regionale che vanno individuate nel presidente della Regione Sicilia, Renato Schifani.

 A inchiodarlo alle sue responsabilità sono le carte, i dati ufficiali che testimoniano una serie di mancanze gravi e inaccettabili da parte del suo governo. C’erano azioni che la Regione avrebbe potuto e dovuto mettere in atto, soprattutto alla luce dell’ordinanza della Presidenza del Consiglio dei Ministri, e che invece la Sicilia ha ignorato completamente.

Tutto quello che poteva essere sbagliato nella gestione di questa crisi, questo governo lo ha sbagliato.

Avevano a disposizione dati chiari e previsioni accurate, come il report sulla siccità pubblicato nel 2023 che già analizzava i dati del 2022 e tracciava prospettive drammatiche per il 2024. Questo report, realizzato dalla stessa Regione Siciliana, metteva nero su bianco che la siccità era prevista già da un anno e mezzo.

La crisi idrica in Sicilia ha iniziato a manifestarsi nel 2022, si è aggravata nel 2023 e nel 2024 ha mostrato tutta la sua gravità, esattamente come si era preannunciato.

E cosa ha fatto questo governo non solo per prevenire, ma per arrivare preparato a questo momento? Nulla. Chi governa non doveva solo prevedere la crisi, ma mettere in atto azioni concrete per evitarla.

Il 19 maggio 2024, l’ordinanza della Presidenza del Consiglio dei Ministri ha riconosciuto lo stato di emergenza per la siccità in Sicilia e ha nominato il presidente della Regione come commissario per l’emergenza.

Schifani aveva l’obbligo, tra le altre cose, di:

  1. Garantire l’approvvigionamento idropotabile della popolazione, anche mediante la realizzazione di punti di distribuzione alimentati da autobotti e, se necessario, potenziare il parco mezzi e le attrezzature della Protezione Civile.
  2. Evitare l’interruzione del servizio idropotabile e garantirne la piena funzionalità, anche attraverso la creazione di serbatoi temporanei, punti di ricarica delle falde, impianti di pompaggio supplementari, rigenerazione o realizzazione di nuovi pozzi, e interconnessioni tra le reti idriche esistenti.

Il commissario avrebbe potuto utilizzare deroghe e procedimenti d’urgenza per mettere in pratica queste misure, ma tutte queste possibilità sono rimaste lettera morta. Schifani, invece di affrontare l’emergenza idrica come gli era stato chiesto, ha preferito istituire una cabina di regia, scaricandosi delle sue responsabilità e lavandosene le mani.

Il governo nazionale gli ha assegnato 20 milioni di euro e, soprattutto, gli ha dato il potere di agire in deroga a molte normative per accelerare tutti gli iter burocratici necessari a mettere in atto le misure urgenti per garantire l’acqua ai siciliani.

Questo governo regionale, con Schifani in testa, non solo non ha saputo prevenire la crisi idrica ma l’ha amplificata con una gestione negligente e superficiale.

È inaccettabile che, nonostante i mezzi e i poteri straordinari a disposizione, il presidente della Regione abbia scelto di non agire, lasciando la Sicilia a soffrire le conseguenze di una crisi che poteva essere gestita diversamente.

È ora che Schifani risponda di questa grave inadeguatezza e che si adottino immediatamente le misure necessarie per garantire ai siciliani il diritto all’acqua.

Qui siamo di fronte a responsabilità ben evidenti.  Innanzitutto era chiaro che un piano emergenziale di soli 20 milioni di euro fosse del tutto insufficiente per una regione come la Sicilia, che sconta un ritardo cronico nella gestione organizzativa del Servizio Idrico Integrato e presenta infrastrutture fatiscenti, con una perdita media delle reti idriche superiore al 50%.

È vero che l’ordinanza del presidente del consiglio dei ministri ha previsto 20 milioni di euro dal fondo statale, ma ha anche autorizzato la Regione a trasferire ulteriori risorse finanziarie sulla contabilità speciale del commissario per affrontare l’emergenza, come indicato nell’articolo 3 comma 3 della stessa ordinanza. La Regione Siciliana avrebbe potuto quindi aumentare significativamente i fondi per fronteggiare la crisi.

Nel maggio 2024, il governo regionale ha varato un piano di 6,3 miliardi di euro su fondi FSC 2021-2027 con la delibera n. 192 del 22 maggio 2024, destinato a vari progetti, tra cui quello sull’accordo di coesione sottoscritto da Schifani e Meloni il 27 maggio 2024, durante la campagna elettorale europea. Tuttavia, nonostante l’ampia disponibilità di fondi, nessuna risorsa significativa è stata assegnata alla gestione commissariale dell’emergenza idrica.

Dei 6,3 miliardi di euro previsti, solo 90 milioni sono stati destinati alla riparazione delle reti idriche e nuovi pozzi, di cui 40 milioni riservati esclusivamente ad Agrigento. In sostanza, per il governo regionale, la perdita d’acqua nelle reti urbane non è stata una priorità, e solo 77 milioni di euro sono stati effettivamente destinati al rifacimento delle reti idriche.

E cosa ancor più grave in quel quadro di interventi redatto e sottoscritto quando la crisi idrica era già conclamata della crisi idrica stessa non vi è traccia.

La gestione dell’emergenza ha dimostrato una mancanza di strategia e organizzazione: si è perso tempo prezioso per istituire cabine di regia, uffici commissariali, e convocare riunioni inutili, mentre l’estate avanzava e l’emergenza peggiorava.

Il piano di interventi, redatto solo il 10 giugno 2024, mancava di una valutazione concreta sulla fattibilità e urgenza degli interventi, che non sono stati attivati con vere deroghe e procedure d’urgenza.

Nel frattempo, il consumo d’acqua aumentava, senza un piano che tenesse conto delle priorità, lasciando agricoltori e sindaci in conflitto per l’uso delle risorse idriche. Invece di affrontare la crisi con serietà, il commissario Schifani ha preferito concentrarsi su come evitare che l’emergenza venisse diffusa dai media internazionali per non danneggiare il turismo e l’immagine della regione. Nei tavoli della cabina di regia, sindaci e amministratori locali hanno chiesto risorse per pozzi, autobotti, e personale, provvedimenti in deroga per riattivare vecchi pozzi, e priorità nell’uso delle risorse idriche, ma queste richieste sono rimaste inascoltate mentre l’emergenza continuava ad aggravarsi.”

Lo dichiara il leader di Sud chiama Nord Cateno De Luca

La replica di Pellegrino (FI) “De Luca non ha cultura di governo. Da lui nessun senso di responsabilità”:

“L’onorevole Cateno De Luca, sembra non avere imparato nulla dalle recenti e ripetute batoste elettorali. Il suo continuo tentativo di “buttarla in caciara” viene riconosciuto per quello che è: la mancanza di una vera cultura di governo e soprattutto della capacità di contribuire ad affrontare in modo concreto i problemi della nostra regione.
Sul tema della crisi idrica, oggi attacca il presidente Schifani per avere costituito una Cabina di regia, cioè per avere coinvolto esperti, tecnici, e responsabili di tutti gli uffici e istituzioni che hanno competenze e ruoli concreti per potere affrontare l’emergenza.
Siamo certi che se Schifani non avesse creato una struttura collegiale di questo tipo, De Luca lo avrebbe attaccato, accusandolo di essere un despota.
In una situazione di gravissima emergenza senza precedenti, è proprio l’esistenza di una struttura come questa che sta evitando una situazione di “tutti contro tutti”, nella quale i problemi vengono affrontato in un’ottica di scala, avendo un quadro complessivo dei problemi e delle risorse disponibili per affrontarli.
Se fra queste risorse ci fossero il senso di responsabilità e la capacità dell’opposizione a collaborare invece di fare polemica sterile, sarebbe un bene per la Sicilia e i siciliani.
Ma rispetto alla disponibilità dell’onorevole De Luca, nutriamo seri dubbi che tale disponibilità si manifesterà mai.”

Lo dichiara Stefano Pellegrino, presidente dei deputati di Forza Italia all’Assemblea Regionale Siciliana.

DE LUCA A PELLEGRINO: QUALE CACIARA? PIUTTOSTO SI RISPONDA AI QUESITI CHE ABBIAMO POSTO

Anche sulla gestione dell’emergenza idrica posso dare lezioni di buona amministrazione a Pellegrino ed al suo dante causa Schifani!

Piuttosto che invocare i risultati di quelle campagne elettorali che io affronto non da lacchè ma in prima persona, senza il bollino Cichita e senza voti in prestito come ormai fa Forza Italia,  il buon Stefano Pellegrino, che dicono non aver mai amministrato nemmeno un condominio, perché non risponde nel merito delle questioni serie che abbiamo posto altro che caciara.

Gli riformulo i temi posti con quesiti e disegnini visto che non ha compreso:

1) Nella considerazione che tutte le serie pluviometriche già dal 2022 indicavano un crollo delle piogge confermato nel 2023 con andamenti da siccità conclamata, si chiede perché solo nell’aprile 2024 si è proceduto alla richiesta per la dichiarazione di stato d’emergenza per la Sicilia avvenuta successivamente nel maggio 2024 a stagione estiva alle porte?

2) considerando che con deliberazione di giunta regionale Deliberazione n. 100 dell’11 marzo 2024 era stato dichiarato lo stato di emergenza regionale, per la grave crisi idrica nel settore potabile per le province di Agrigento, Caltanissetta, Enna, Messina, Palermo e Trapani ” e che trattasi di  uno stato di emergenza regionale senza risorse e senza deroghe, tranne per norme regionali poco utili alle finalità di che trattasi, perché, sebbene già in ritardo non si è proceduto con tale delibera a richiedere lo stato di emergenza nazionale?

3) Considerando che il 22 maggio 2024 è stata approvata la delibera di apprezzamento dell’accordo di coesione relativo ai fondi FSC 21-27, sottoscritto successivamente in data 27 maggio 2024 tra le Regione Siciliana ed il governo nazionale, non sarebbe stato opportuno, avendo in corso una programmazione pari a 6.3 mln di euro, destinare somme ben più importanti al commissario per l’emergenza idrica rispetto alle esigue risorse oggi a disposizione?

4) È intenzione del Commissario modificare l’accordo di coesione di cui alle risorse FSC 21 27, riducendo le risorse destinate al Ponte sullo stretto di Messina, stante l’emergenza idrica in Sicilia, per destinare maggiori risorse ai lavori di rifacimento della rete idrica o per nuovi punti di captazione?

5) Considerando che la OCDPC 1084 prevede la predisposizione di un piano di interventi da attuare in forza di poteri e risorse commissariali, perché non si è pensato ad un piano di interventi senza copertura finanziaria, oltre a quello finanziato con le esigue risorse commissariali, per il quale nominare soggetti attuatori i sindaci o i gestori dei servizi idrici e sui quali utilizzare le deroghe previste all’articolo 5 della citata ordinanza del capo della protezione civile nazionale?

6) Considerando che la durata degli interventi del piano commissariale non doveva superare i mesi 3 (durata 1-3 mesi) in relazione alla finalità di immissione in rete di maggiori quantitativi idrici, esiste un’istruttoria che ha definito la scelta di quali interventi finanziare con i 20 milioni commissariali (cantierabilità, quantità di acqua immessa in rete, etc etc) ed è possibile visionarla?

7) Visto che la citata OCDPC 1084/2024 prevede specifiche procedure in deroga per alcuni interventi e che gli uffici regionali risultano parte integrante dell’azione del commissario regionale (Presidente della Regione Siciliana), sono state previste modalità organizzative particolari, mediante apposite disposizioni e direttive regionali, per organizzare gli uffici preposti al rilascio delle prescritte autorizzazioni utili alla realizzazione di pozzi, allacci e quant’altro necessario all’aumento dell’immissione di risorse idriche ed irrigue nelle reti di distribuzione?

8) Considerato che ai sensi dell’articolo 167 del codice dell’ambiente prevede che “Nei periodi di siccità e comunque nei casi di scarsità di risorse idriche, durante i quali si procede alla regolazione delle derivazioni in atto, deve essere assicurata, dopo il consumo umano, la priorità dell’uso agricolo ivi compresa l’attività di acquacoltura di cui alla legge 5 febbraio 1992, n. 102.”, è stato disposto il distacco delle utenze e delle forniture industriali non necessarie al fine di garantire l’uso umano e,  in subordine quello agricolo?

9) sono state previste delle modifiche normative e regolamentari regionali utili e necessarie a favorire la realizzazione di nuovi allacci idrici a scopo potabile?

10) Perché non è stato direttamente il commissario a requisire i pozzi privati e/o abusivi in forza dei poteri di cui all’OCDPC 1084 demandando (scaricando) sui sindaci tale carico e senza poteri derogatori di cui alla citata OCDPC 1084/2024?

Questi solo alcuni interrogativi per riproporre i temi che evidentemente Pellegrino non ha compreso.

Ora attendo una risposta, non da Pellegrino ma da soggetti che ne hanno titolo fermo restando che potremmo fare anche un bel confronto magari anche con tutti i Sindaci dei comuni siciliani che stanno pagando le conseguenze di un governo regionale che pensa agli affari politici svendendo la sanità il trasporto pubblico ed anche l’aria che respiriamo.

 Ps: Pellegrino mentre pellegrini verso lo yacht di Schifani pensaci bene agli argomenti della prossima replica che ti sarà ordinata!

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