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Venerdi , sabato e domenica ,il Teatro dei Naviganti ripropone una delle proprie ultime produzioni : “Il sogno di Yerma”

Lo spettacolo è il frutto di un lungo lavoro portato avanti da Gruppo di Ricerca del Teatro dei Naviganti diretto da Domenico Cucinotta con la collaborazione di Mariapia Rizzo

Si apre il prossimo fine settimana la stagione teatrale ai Magazzini del Sale. La ventiquattresima stagione che il teatro dei Naviganti propone alla città nel suggestivo teatro di via del Santo 67. La scorsa domenica lo spettacolo “Confettura di stelle” di e con Cettina Mangano aveva aperto la sezione MAGAZZINI DI FIABE dedicata ai bambini ed alle famiglie.

In questo secondo fine settimana di novembre si inaugura invece la sezione DOPPIA REPLICA, che però in questa occasione di repliche ne prevede tre!

Venerdi e sabato alle 21,00 e domenica alle 18,30 il Teatro dei Naviganti ripropone una delle proprie ultime produzioni, ovvero “Il sogno di Yerma”, ispirato al celeberrimo dramma di Lorca e reinterpretato nella scrittura e nella regia da Domenico Cucinotta.

Lo spettacolo è il frutto di un lungo lavoro portato avanti da Gruppo di Ricerca del Teatro dei Naviganti diretto da Domenico Cucinotta con la collaborazione di Mariapia Rizzo.

In scena Maria Pia Bilardo, Gabriella Cacia, Elvira Ghirlanda, Maria Grazia Milioti e Chiara Trimarchi. Aiuto regia : Mariapia Rizzo. I canti originali sono stati creati da Silvia Bruccini. La regia è di Domenico Cucinotta.

E’necessaria la prenotazione (preferibilmente tramite messaggio whatsapp) al 339 50 35152.

IL SOGNO DI YERMA

Il “Sogno di Yerma” è una rilettura dell’opera teatrale di Federico Garcia Lorca “Yerma”, scritta nel 1934. E’ la storia di una donna che desidera ardentemente avere un figlio, ma il suo sogno non si esaudirà a causa della sterilità che molto probabilmente riguarda il marito. Yerma in spagnolo significa, arida, secca, appunto sterile. Il destino della protagonista è nel suo nome, e contro questo destino Yerma lotta fino alla fine. La conclusione sorprende per la sua tragicità, ma non meno per il suo significato simbolico. Il marito, Juan, viene ucciso dalle nude mani di Yerma, con un atto che ha dell’inverosimile, se si pensa alla concretezza del gesto. Tale atto sovrumano ci dice che la protagonista non è più solo una donna. Essa si è tramutata in terra che urla l’orrore di non essere fecondata, di non essere più vita. E’ la vita stessa a ribellarsi di fronte alla sua negazione.

Nella nostra messa in scena è assente la controparte maschile: il marito, Juan. Egli prende vita nei pensieri di lei, nei desideri, nella sua speranza di maternità, richiesta incessante di vita. Juan si incarna nelle parole di Yerma. Parole che rimbalzano inascoltate contro le sorde pareti della loro casa.

Ad accompagnare Yerma verso la metamorfosi è un coro di serventi “Voci”- personaggi nati dal nostro lavoro di riscrittura. Esseri non propriamente umani nella loro essenza e nelle fattezze –  che con distaccata ironia (a volte con necessaria spietatezza), innesca gli avvenimenti che compongono la storia; fino all’epilogo che le vede unite (le Voci e Yerma), nello scopo di esistere malgrado la minaccia di fine.

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