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Cultura

Inaugurata venerdì 27 Ottobre a Messina, presso la galleria d’arte Vega di via XXIV Maggio n° 133, la mostra Felice Canonico-Opere scelte

Sarà ancora possibile visitare la mostra fino al 17 novembre dal lunedì al sabato

E’ stata inaugurata venerdì 27 Ottobre a Messina, presso la galleria d’arte Vega di via XXIV Maggio n° 133, la mostra Felice Canonico-Opere scelte, una selezione di circa 25 lavori, molti dei quali inediti e di proprietà di privati. E’ stato proprio il giovane e competente titolare Marcello Sciacca a selezionare il materiale esposto, spiegando al numeroso pubblico presente come l’idea di organizzare una mini antologica sull’artista messinese sia nata dal forte interesse verso uno dei più grandi sperimentatori del Novecento italiano, attivo in tutti gli ambiti, dalla pittura alla scultura, dal disegno al fumetto dall’architettura alla pubblicità e alla politica: un avanguardista dunque, così come più volte definito dai relatori.

L’intervento della dottoressa Milena Romeo (che assieme all’architetto Nino Principato ha contribuito alla stesura del catalogo curato da Marcello Sciacca) ha messo in evidenza il rapporto fra il percorso biografico e quello artistico culturale, raccontando di un artista autodidatta nato a Messina nel 1922 e da qui partito per trasferirsi a Milano nel 1955, grazie all’opportunità presentatasi di esporre i suoi “Braille”, realizzati nella città dello Stretto, presso la famosa Galleria Blu diretta da Palazzoli e frequentata da grandi autori dell’Informale italiano come Burri, Vedova, Fontana, Santomaso, Morlotti. Lì strinse rapporti anche con uomini di cultura quali Ardengo Soffici, Luciano Berio e Umberto Eco.

“È importante mantenere viva la Sua memoria per non perdere le eccellenze della nostra città”, conclude la RomeoUn impegno già assunto in precedenza quando con l’Associazione Cara beltà (di cui la Romeo è Presidente) fu tra coloro che collaborarono alla progettazione di una mostra realizzata dalla Provincia Regionale di Messina a Taormina nel 2009 dal titolo “Felice Canonico. Opere su Carta (1947-1996)”, a cura di Caterina Di Giacomo.

Successivamente ha preso la parola l’architetto Nino Principato, autore di un excursus su Canonico arricchito da una serie di informazioni e aneddoti molto gustosi.

Si può datare l’avvio della carriera da autodidatta dell’artista al 1944, anno a cui risalgono i primi disegni, ritrovati dal nipote Salvatore D’Arrigo all’interno di libri d’arte che lo Zio era solito comprare. Canonico lasciò persino gli studi dell’Istituto industriale per seguire il sacro fuoco dell’arte, maturando negli anni un innato talento artistico anche nel campo della progettazione grazie alla fattiva collaborazione con tre grandi  architetti messinesi: Roberto Calandra, Vincenzo Pantano e Filippo Rovigo, di cui fanno testimonianza i 370 disegni di progetti di architetture custoditi dal nipote ed esposti per la prima volta nel 2016 al Palacultura di Messina nella mostra “Felice Canonico Inediti grafici”, curata insieme a Mosè Previti e Michela De Domenico e promossa da Team Project per le Scalinate dell’Arte.

Altra notizia sull’artista riportata da Principato ci svela la sua produzione grafica per la “CATRI Pubblicità”, fondata nel 1947 dal giornalista Vito Carilli (creatore della rivista “Panorama”), che in occasione delle elezioni nell’anno successivo ideò per primo la raffigurazione dei candidati nei manifesti propagandistici; fu proprio Canonico a disegnare i volti di due esponenti del Partito Nazionale Monarchico: Alliata e Marchesano.

Il suo trasferimento a Milano nel 1955 non ha certo tagliato i rapporti con il fermento culturale della Messina di allora ma ha sicuramente dato l’avvio ad una prolifica attività pittorica che si può raggruppare in cicli, così come elencati cronologicamente dall’architetto Principato, sebbene siano sperimentazioni artistiche sulle quali il maestro ritornava periodicamente rinnovandole.

L’analisi delle opere esposte ha permesso al pubblico di apprezzare una interessante panoramica su vari periodi della sua produzione, ampiamente riportati nella prefazione in catalogo della mostra.

I più famosi lavori di Canonico appartengono al ciclo dei “Braille”, originalissima espressione artistica senza precedenti, sono arte segnica del gesto e della materia, scrive Principato. L’artista infatti modella con le mani pezzi di tela bianca su strati di ceracolla, intervenendo poi con la pittura. Una superficie tattile che crea giochi di luce e ombra.

Gli “Stacchi”,  firmati con la C iniziale del cognome con accanto l’anno di realizzazione, distruggono la cornice, che per la sua stessa funzione rappresenta il confine, cioè l’elemento che separa l’opera dallo spazio esterno. Un gioco dentro e fuori la cornice, si potrebbe dire, che crea una dimensione quasi tridimensionale dell’immagine.

I “Reperti”, in cui il recupero di materiali alternativi e assemblati fra loro da vita a nuovi linguaggi, come nel caso del pannello polimaterico realizzato a destra dell’ingresso di palazzo Palano, sul viale della Libertà, a simbolo della città distrutta e ricostruita.

Nei “Calendari”, invece, dalla tridimensionalità degli stacchi si passa alla quarta dimensione: il tempo. In essi Canonico formula una forma di denuncia verso la inarrestabilità del consumismo nel mondo moderno.

Negli “Autori”, sottolinea Principato, inversamente dagli Stacchi, è invece l’opera ad essere distrutta ed è la cornice a diventare protagonista.

L’architetto ha parlato infine del ciclo della “Pittura” e degli “Enigmi”. Quest’ultimi, frutto di una sua passione per l’enigmistica, si presentano come dei puzzles che raffigurano fiabe moderne per adulti, realizzati con la tecnica pittorica del Quattrocento, come spiegato da Canonico stesso, da lui “ripresa alla lettera”. A testimonianza anche di una grande passione dell’artista per il fumetto, il disegno del robot CIB, il protagonista di ben 115 strisce che raccontano le avventure del simpatico cibernetico, conservate nella collezione privata del nipote Salvatore e una selezione delle quali esposte per la prima volta al Palacultura di Messina, sempre in occasione della citata esposizione del 2016.

A conclusione l’intervento del professore D’Arrigo, spesso testimone diretto della produzione pittorica dello Zio, ha sottolineato l’incessante ricerca che lo ha visto cambiare diverse volte linguaggio espressivo. È stato un eterno bambino pur non avendo mai disegnato come un vero bambino, racconta, e riferisce simpatici aneddoti a dimostrazione del precoce talento di un giovanissimo Felice, che all’età di circa 6 anni riuscì ad ingannare persino la madre, la quale scambiò il perfetto disegno di una mosca per il reale insetto, non riuscendo a scacciarlo; ma anche ricordi di gioventù, di uno zio tenero e giocoso. D’Arrigo ha anche condiviso la notizia che il Comune di Messina, in occasione dei 100 anni dalla nascita del Maestro, gli intitolerà una via.

Un’ ultima battuta è stata lasciata ai ricordi del giornalista messinese Gery Villaroel, che con l’ironia che gli è propria ha raccontato qualche notizia curiosa, avendo conosciuto bene la famiglia d’origine dell’artista ed essendo stato suo grande amico, riconoscendo in lui due grandi qualità fino alla sua morte, avvenuta a Milano nel 1996: umiltà e genialità.

Sarà ancora possibile visitare la mostra fino al 17 novembre dal lunedì al sabato, dalle 10:00 alle 12:30 e dalle 16:30 alle 19:00. Chiusura il lunedì mattina e la domenica.

Laura Mauro

Foto di Antonio De Felice 

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