Vi è «l’assoluta necessità di rinnovare l’istruttoria dibattimentale», è essenziale una nuova «perizia medico legale». Perché sono troppi i «se» a cui bisogna dare una risposta. Si riapre il dibattimento in appello al processo per la morte della nota cantante Lavinia Marano, deceduta al Policlinico poco dopo il parto, nel 2016, a soli 44 anni, dopo aver dato alla luce il suo primo figlio. Lo ha deciso la sezione penale della corte d’appello, presieduta dal giudice Carmelo Blatti e composta dalle colleghe Daria Orlando e Luana Lino. La richiesta è stata avanzata dal sostituto procuratore generale Adriana Costabile. La prossima udienza è fissata al 5 dicembre, quando verrà conferito l’incarico per la nuova perizia medico legale al prof. Stefano De Pasquale Ceratti, specialista in medicina legale, e al dott. Paolo Scollo, direttore della divisione di Ostetricia e ginecologia dell’ospedale Cannizzaro di Catania. I quesiti posti dai giudici ruotano sempre intorno ai temi-chiave della vicenda, ovvero se per un verso l’operato dei medici che seguirono il caso fu corretto e quale è la causa della morte della povera Marano. La sentenza di primo grado si è avuta nel dicembre scorso con la condanna per quattro dei dieci imputati. Decise così, dopo 4 ore di camera di consiglio, il giudice monocratico Rita Sergi. All’udienza del 18 novembre 2022 il sostituto procuratore Anna Maria Arena, a conclusione della requisitoria, aveva sollecitato invece la condanna a due anni di reclusione per nove dei dieci imputati, e l’assoluzione per il prof. Rosario D’Anna con la formula “per non aver commesso il fatto”.
