Arriveranno dai fondi di coesione e sviluppo, cioè quelli destinati alle infrastrutture e ai trasporti regionali, i soldi che mancano al capitolo Ponte sullo stretto da quando, alcuni giorni fa, la Regione Sicilia ha annunciato di non poter più metterli di tasca propria. E’ probabilmente la parte più rilevante dell’ “ultimo” emendamento governativo bollinato dalla Ragioneria dello Stato e che probabilmente entro sera sarà depositato alla commissione Bilancio del Senato. Si prevede quindi una riduzione degli oneri a carico dello Stato di 2,3 miliardi (su un totale di circa 11,6 miliardi al 2032), per prenderli dal Fondo Fsc che è cofinanziato dall’Unione europea. Come si legge nel testo, con il comma 1 bis, scrive la Ragioneria, si autorizza la spesa di «718 milioni di euro, di cui 70 per l’anno 2024, 50 per l’anno 2025, 50 per l’anno 2026, 400 per l’anno 2027 e 148 per l’anno 2028, mediante corrispondente riduzione del Fondo per lo sviluppo e la coesione, periodo di programmazione 2021-2027». E, quindi, «imputata sulla quota afferente alle amministrazioni centrali». Gli altri 1600 milioni di euro (spalmati da qui al 2029) – ovvero la parte principale – verranno presi dalla parte dei Fondi di coesione e sviluppo indicata «per le Regioni Sicilia e Calabria».
Nota del segretario del PD Sicilia e capogruppo PD in commissione Trasporti alla Camera, Anthony Barbagallo.
“Ponte forse, ma intanto scippano risorse a Sicilia e Calabria! Ecco svelato il ‘bluff” di Meloni, Salvini & Co. che dopo mesi di propaganda, riesumando progetti anacronistici e società decotte senza mai dire da dove intendevano pescare le ingenti risorse necessarie, oggi con un emendamento getta definitivamente la maschera. Questi signori pensano di potere realizzare un’opera di interesse nazionale rimodulando i fondi di coesione per Sicilia e Calabria e riducendo gli oneri a carico dello Stato. Un autentico furto per Calabria e Sicilia che già erano state penalizzate dalle revisione del Pnrr, con l’esclusione di numerosi progetti che – bugiardamente aveva assicurato il governo– sarebbero stati garantiti dallo stesso Fsc. Il più classico dei giochi delle tre carte o, per usare espressioni più care alla cultura di questo governo, una riedizione della storiella dei carri armati di Mussolini”.
Nota “Spazio Noponte”
Il ponte sullo Stretto è un furto. Lo abbiamo sempre saputo e detto. E’ un furto ai danni del nostro territorio, del nostro paesaggio, del nostro futuro.
Adesso c’è la confessione firmata e certificata nella Legge di Bilancio. Gli 11,6 miliardi per la realizzazione del ponte sono solo messi lì, ipotetici, in attesa di trovare risorse alternative a quelle pubbliche. Servono a permettere l’approvazione del Progetto definitivo da parte del CIPESS, che non potrebbe avere luogo, appunto, senza la fonte di finanziamento.
I soldi veri, invece, quelli che serviranno a pagare i progettisti, la governance, il Comitato Scientifico e l’avvio dei lavori sono presi dal Fondo per lo Sviluppo e la Coesione. Sarà, insomma, solo una partita di giro. Risorse già destinate a infrastrutture per la Sicilia e la Calabria verranno concentrate sul ponte, impoverendo ulteriormente le due regioni. Abbiamo davanti una chiara politica economica estrattivista che espropria i territori e i loro abitanti per foraggiare le élite.
E ci chiedono, poi, perché faremo di tutto per impedire tanto scempio … Dovrebbero dirci, al contrario, perché non dovremmo farlo.
Nota il senatore siciliano Nino Germanà, vicepresidente del Gruppo Lega e segretario in commissione Trasporti a Palazzo Madama.
Riflessioni a voce alta del Prof Aldo Ficara
Il governo ha annunciato quattro emendamenti alla Manovra e uno di questi riguarda il Ponte sullo Stretto di Messina e, nello specifico, i fondi a disposizione dell’opera. Di fatto le risorse vengono rimodulate: su un totale di circa 11 miliardi che servono alla costruzione del Ponte, due non verranno più presi dal fondo stanziato dal governo, ma da quelli di coesione. In altre parole la proposta di modifica rimodula i fondi, riducendo quelli a carico dello Stato di 2,3 miliardi di euro su un totale di circa 11,6 miliardi da qui fino al 2032. Le risorse che verranno risparmiate saranno recuperate dal Fondo di sviluppo e coesione: nello specifico ci sono 718 milioni di euro che verranno presi dalla quota destinata alle amministrazioni centrali e altri 1,6 miliardi da quella per le Regioni interessate, cioè Calabria e Sicilia. A tal riguardo in una nota, il sindaco di Catanzaro, Nicola Fiorita scrive: “Come i faraoni dell’antico Egitto, che impegnavano risorse economiche immani per costruire le ambiziose piramidi, il leader della Lega Salvini rastrella con ogni mezzo i soldi per finanziare un’opera, come il ponte sullo Stretto, che la Calabria non ha mai voluto e cercato. La smania di passare alla storia come il realizzatore del ponte sta portando il vice premier leghista a rastrellare tutte le risorse disponibili, anche a costo di privare la già debole Calabria degli strumenti finanziari per programmare il suo sviluppo”. Si ricorda che Il Fondo per lo Sviluppo e la Coesione (FSC) è, insieme ai Fondi strutturali europei, lo strumento finanziario principale attraverso cui vengono attuate le politiche per lo sviluppo della coesione economica, sociale e territoriale e la rimozione degli squilibri economici e sociali, in attuazione dell’articolo 119, comma 5, della Costituzione e dell’articolo 174 del Trattato sul funzionamento dell’Unione europea. Costituisce quindi il principale strumento finanziario e programmatico nazionale per le politiche di riequilibrio dei divari territoriali. A tal fine è normativamente previsto che le risorse FSC devono essere destinate per l’80% alle aree del Mezzogiorno e il 20% a quelle del Centro-Nord.