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Intervista a Enzo Caruso: Messina: un tesoro da riscoprire

Bluetour 2023 è un viaggio alla scoperta del patrimonio blu che ci porta a conoscere la città di Messina, “baricentro del Mediterraneo”

 

Bluetour 2023 è un viaggio alla scoperta del patrimonio blu che ci porta a conoscere la città di Messina, “baricentro del Mediterraneo”, come l’ha definita Enzo Carusol’Assessore al Turismo e alla Cultura, che continua: “attraverso il suo porto la città di Messina è stata un crocevia di mercanti di spedizioni militari”. La Porta della Sicilia, così è chiamata Messina, conserva una storia ricca di tradizioni leggendarie e ha aderito con impegno ed entusiasmo alla rete di Italian Blue Route diventando membro ufficiale di questo ambizioso progetto che guarda alla valorizzazione del territorio e del patrimonio culturale e ambientale.

Messina è uno dei Comuni fondatori di Italian Blue Route, itinerario che coniuga la valorizzazione del patrimonio culturale con la blueconomy. Quali sono le prospettive per la valorizzazione di Messina all’ interno di questo itinerario?

Messina è sempre stata il baricentro del Mediterraneo e il suo porto proprio per la sua conformazione è stato un crocevia di mercanti e di spedizioni militari. Esistono in questo momento tre itinerari che possono afferire all’Italian Blue Route: il primo è quello legato al mito e in particolare alle “Rotte di Ulisse” perché nell’Odissea si racconta il viaggio di Ulisse in mezzo ai due mostri, Scilla e Cariddi che erano la rappresentazione di fenomeni naturali e che i Greci osservavano per poi trasformarli in un mito. Il secondo è legato alle “Malvasie Senza Confine” un percorso che abbiamo iniziato con Marco Polo Project qualche anno fa che mette insieme le camere di commercio del nostro territorio con quelle del nord Italia, che afferiscono alla storica tradizione della Malvasia, importata dalla Grecia dai veneziani e poi diffusa nel Mediterraneo. La caratteristica di questa tradizione sta nei vitigni che assumono un sapore diverso in funzione del territorio in cui sono state piantati.Già da un paio d’anni abbiamo messo insieme diverse culture che hanno nel tempo prodotto queste malvasie e ad oggi siamo alla quinta edizione di “Malvasie senza Confini” che è un modo per degustare e allo stesso tempoimportare la cultura locale. Il terzo itinerario è rappresentato dalle “Rotte di Lepanto” perché nel porto di Messina nel 1571 approdò la flotta della Santa Lega con 80.000 persone che si diressero a Lepanto per combattere con l’Imperatore. Ritornarono vittoriosi a Messina vi rimasero altri sei mesi tanto che la flotta della Santa Lega passò alla storia perché Miguel de Cervantes rimase feritoproprio qui a Messina, e si dice che nel nostro ospedale maturò l’idea del Don Chisciotte. Quindi tante storie nella storia… Comunque Lepanto oggi non rappresenta più il ricordo di una battaglia ma un pretesto per realizzare scambi culturali con le città del Mediterraneo e anche con altre città che hanno in comune questa storia: come Regensburg la città della Germania, dove nacque il Don Giovanni d’Austria, oppure la Spagna con le sue Isole Canarie e la Grecia.Così attraverso una rete euro mediterraneaportata avanti insieme al comune greco di Lepanto e alla Marco Polo Project di Venezia, con Pietrangelo Pettenò, abbiamo dato vita a “Da Lepanto all’Incontro” che racconta gli scambi culturali tra tutti questi paesi.Secondo la mia opinione, questi itinerari all’interno del progetto Blue Route possono avere un proprio valore oltre che un proprio significato.

 Quali sono i punti di forza sui quali puntare per aumentare la promozione del marketing territoriale in relazione alla cultura della città di Messina?

Io rappresento il primo Assessore al turismo di questa città ed è stata una novità avere un assessore al turismo dato che per molti anni la nostra città è stata considerata una città di passaggio più che di sosta. In passato gli amministratori non hanno mai creduto al valore del nostro territorio e da quando mi sono insediato ho lavorato molto per mettere a sistema tutto quello che Messina può offrirci. Ho pensato di iniziare con la costruzione sia di percorsi e tour all’interno del centro storico, ma anche di dare il via a quattordici escursioni sul nostro territorio che consentono al turista di vivere un turismo esperienzialetra mare e monti e ovviamente permettergli diconoscere le nostre fortificazioni che hanno un affaccio privilegiato sullo Stretto di Messina. Abbiamo tante altre ricchezze come i Ganzirri, laghi naturali dove si coltivano le vongole e le cozze e dove si possono vivere manifestazioni sul lago. Siamo inoltre fieri di poter condividere con i turisti la caccia al pesce spada a bordo delle feluche. Una delle nostre storiche tradizioni… 

Quanto il tema della sostenibilità è sentito da imprese e cittadini? E quali sono le idee di sviluppo per rendere più sostenibile il turismo del futuro?

Dal 2019 puntiamo a far diventare Messina una città di sosta quindi stiamo lavorando molto sulla vendita di escursioni sia per i 600.000 croceristi che arrivano in porto, sia per i tantissimi turisti che ogni anno, a partire dal post covid, aumentano sempre di più e ci danno un riscontro positivo riguardo l’incremento turistico nella città di Messina.Parliamo di un incremento di 35.000 pernottamenti in più, facendo un confronto tra il pre covid e il post covid (2021-2022). Nel 2023 la situazione è aumentata ancora di più, tantissimi i turisti a confermare il successo delle nostre escursioni esperienziali: attraverso mezzi elettrici per dare la possibilità al turista di godere la natura, escursioni a cavallo, escursioni in rover, e non possono mancare gli itinerari sulle antiche strade militari per dare modo di poter visitare le fortificazioni che si trovano sulle nostre colline. 

Messina e lo stretto, al centro del Mediterraneo:uno snodo complicato o un’opportunità per ridisegnare nuove forme di sviluppo?

Lo Stretto di Messina è una grandissima risorsa considerata tale alla fine dell’800 dai generali che avevano deciso di fortificarlo non come elemento di divisione ma come un fiume che attraversa il territorio. Infatti Sicilia e Calabria le possiamo considerare un unico territorio attraversato da un fiume. Lo Stretto di Messina offre tantissime opportunità sia dal punto di vista della pesca che dal punto di vista storico del racconto di miti come quello della Fata Morgana o quello di Colapesce, ovvero di questo ragazzo che sta immerso nelle acque dello Stretto e dalla profondità si rende conto che una delle tre colonne su cui regge la Sicilia si è inclinata e si sacrifica rimanendo sotto a sostenerla. Comunque lo Stretto di Messinaè oggi una grossa opportunità che non è legata al porto ma al vivere lo Stretto. Dalle Tantissime regate veliche, all’attraversamento a nuoto, gare che si fanno sulle acque dello Stretto, la nostra pregiata pesca. Inoltre abbiamo la cultura della costruzione delleimbarcazioni,                  Messina è sede di un arsenale militare che affonda le radici nella storia dove si costruiva tutta la cantieristica navale. Oggi abbiamo tanto da raccontare e il problema è che per tanti anni ce lo siamo tenuti nel cassetto e la città aveva volto le spalle al mare con una speculazione edilizia che aveva precluso la vista sul mare. Adesso stiamo lavorando per restituire questa città a quello che è stato veramente la fonte della sua storia. 

Messina e la sua cultura millenaria sono il punto di partenza per la promozione turistica del territorio: dai miti classici agli itinerari Storici e religiosi, alla pesca ed all’enogastronomia, a che punto siamo? C’è ancora molto da fare?

Abbiamo già fatto un buon percorso e vogliamo ancora implementarlo, anche perché da questo porto è passata la storia: Caravaggio, Cervantes, Carlo V e il Don Giovanni, ma è passato anche Pascoli che ha raccontato dello Stretto e Giorgio La Pira e tantissimi altri personaggi che per motivi di lavoro e di viaggio hanno fatto sosta nella nostra città. Facendo sosta hanno scoperto una Messina che purtroppo a causa del terremoto si è trasformata nel tempo e i viaggiatori come Goethe hanno visto la città che non è più quella di un tempo, distrutta prima dal terremoto del 1783 e poi del 1908 ma che è rinata sempre nello stesso luogo dandosi sempre una nuova immagine.Ora siamo caratterizzati da uno stile liberty del tardo novecento con dei palazzi magnifici, infatti i nostri palazzi istituzionali sono ricchissimi di marmo e di un’architettura meravigliosa. Tra le tante cose che hanno visto questi viaggiatori siamo fieri della nostra gastronomia, in particolare della pasticceria egelateria. Noi puntiamo molto sulla gelateria specialmente sulla granita che per noi è un prodotto doc, oppure sulla cremolata che piace molto ai turisti. Abbiamo una pasticceria molto delicata non solo qui a Messina ma anche al nord viene esportata la produzione della nostra tradizione pasticcera. 

Quali sono gli appuntamenti annuali più importanti nel vostro comune legati alla tradizione di Messina? Avete feste o eventi particolari?

Noi abbiamo due feste tradizionali che sono quella dell’agosto messinese legata al Ferragosto dove si festeggia la processione dell’Assunta con un carro che viene trainato con le corde, su pattini di acciaio, da oltre 2000 persone a piedi scalzi che diventa una grande attrazione, infatti durante il periodo del 15 agosto abbiamo circa 200.000 persone in città. Anche la festività natalizia è molto sentita perché le luci con le quali ogni anno adorniamo Messina hanno attirato l’attenzione di molti turisti. Non meno soddisfacenti sono gli eventi musicali o gli eventi evocativi legati alla storia: come lo sbarco del Don Giovanni d’Austria che è un modo per ricordare l’arrivo della flotta a Messina. Il comando del figlio del Re Carlo V oggi viene ricordato con un corteo storico navale con la nave scuola della Marina Palinuro e tantissime imbarcazioni istituzionali e della riviera. Poi abbiamo i “Pali al mare” che a differenza del Palio di Siena che si corre con i cavalli, in questo caso si corre con le barche. Siamo ricchi di eventi legati alla tradizione e che oggi messi insieme possono diventare un grande attrattore per i turisti. L’antica rievocazione della caccia al pesce spada è una di queste famose tradizioni: abbiamo restaurato le antiche imbarcazioni, le Feluche, che sono costituite da un’antenna altissima e una passerella lunghissima di circa 30 m, la sintesi di due imbarcazioni antiche che erano una quella dell’avvistamento da circa 25 m e poi una più agile che correva al segnalealla caccia del pesce spada. Siamo soliti rievocare questa tradizione nel lago che è diventato un teatro culturale dove la gente ha modo di poter risentire le antiche grida dei pescatori con un pesce finto che viene trainato. Stiamo lavorando molto su eventi turistici e a ottobre abbiamo un altro evento che si chiama “Stock Rock” in cui mettiamo insieme il pesce stoccoe la musica rock. Il pesce stocco è un alimento molto particolare, simile al baccalà, infatti l’abbiamo ereditato dai veneziani e nel tempo molte botteghe l’anno cucinato ma adesso lo vogliamo far diventare un appuntamento non di sagra per la strada ma un appuntamento da trattoria ristorante dove la gente va ad ascoltare la musica rock e a degustare le ricette.

Secondo lei in quale modo turismo e cultura sono collegati?

Nella maggior parte delle città italiane e lo era anche qui, il turismo è stato sempre messo in connessione allo sport, infatti turismo, sport e spettacolo viaggiano sullo stesso binario, mentre la cultura sembra essere un’altra storia. Io sono convinto che il turismo debba poggiare su solide basi culturali, per cui una cosa è fare turismo in maniera non consapevole e una cosa èfarlo basandosi sull’espressione culturale del territorio. Per cui se io conosco l’antica tradizione legata al pesce spada e lo faccio diventareanche un evento turistico, l’evento stesso assumerà un valore completamente diverso perché si associa alla narrazione, alla capacità di raccontare l’esperienza del turista. Ad esempio la persona che oggi viene a Messina per vivere il turismo esperienziale ha bisogno di ascoltare meglio e di capire da dove proviene quell’evento. Se parliamo di turismo legato ad un concerto di musica in cui il turista arriva, ascolta il concerto e mangia in un buon ristornate, questo è un modo effimero di vivere il turismo. Il vero turismo è quello che deve arricchire la persona facendole conoscere il territorio e a tal proposito ho richiesto fortemente al Sindaco di cambiare e unire le deleghe di turismo e cultura, così da poterle associare alla stessa persona. Io insegno matematica e fisica ma è come insegnare italiano e latino, storia e filosofia… se io dividessi queste materie non potrei spaziare tra una materia e un’altra:ad esempio studiare la barabola permette di far comprendere agli studenti che quella determinata formula o teoria matematica può essere applicata in altricontesti e allora gli studenti si approcciano allo studio con più consapevolezza.La stessa cosa è per il turismo e la cultura, se stanno insieme tutto cambia perché si dàspessore a quello che si fa.

Cosa può dirci riguardo i documenti antichi della città di Messina attualmente depositati nell’Archivio Storico del Comune del Palacultura? Perché presentano un valore inestimabile?

Io sono un operatore culturale che guarda le cose con occhi diversi: Marcel Proust diceva “il vero viaggio di scoperta non consiste nel cercare nuove terre ma nell’avere nuovi occhi”. Siamo spesso completamente miopi invece mettendoci gli occhiali possiamo vedere nuovi significati che già avevamo ma che non abbiamo mai preso in considerazione. Io sono uno studioso e guardo le carte differentemente da comele potrebbe guardare una persona distratta o non interessata: mi è capitato di andare a rovistare in depositi culturali e trovare armadi pieni di carte che avrebbero portato al macero senza pensare che in mezzo si nascondevano disegni, fotografie, che grazie al mio background ho saputo riconoscere.Ho trovato importanti documenti in riferimento alla ricostruzione di Messina e in particolare al bando per la costruzione di edifici, a seguito del terremoto del 1908. Notai che questi documenti consistevano in progetti che erano stati scartati e credo che cestinare progetti del 1909, realizzati a mano, con tecniche a china e in stile liberty oggi sia uno spreco di un valore inestimabile che andrebbe tutelato. La città di Messina ha perso la sua storia a causa di questi grandi terremoti, nel 1908 andò a terra non soltanto un’intera città con la morte di 80.000 persone su 110.000 ma vanno in fumo tutti i documenti di proprietà, infatti tutti i superstiti avevano perso la loro identità e non avevano più la possibilità di dimostrare che quella era casa loro, oppure il luogo dove erano nati, oppure di chi erano figli. Questo significava perder una storia…Dal 1674 al 1679 Messina si ribella agli spagnoli e dopo questa grande rivolta gli spagnoli presero il sopravvento e decisero di saccheggiare la città e prendere tutti i documenti storici per portarli con loro a Madrid. Noi siamo privi della nostra storia perché i nostri documenti ora si trovano in Spagna. Successivamente con i bombardamenti del 1943 va a fuoco l’archivio storico di stato e quindi perdiamo altri documenti, diciamo che perdiamo il valore del documento cartaceo che è quello che raccontava la storia della nostra città. Oggi, ogni volta che ritroviamo un piccolo puzzle della storia per noi è importantissimo perché possiamo ricostruire il nostro passato e possiamo anche immaginare e progettare quello che verrà dopo.

                                                                                                                                                                                di Sara Conti

 

 

 

 

 

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