“La crisi idrica in Sicilia, ampiamente prevista già nel 2022 con un drammatico crollo delle piogge, ha raggiunto il suo apice nel 2024, come ampiamente preannunciato dai report regionali e nazionali. Nonostante ciò, il governo regionale guidato da Schifani ha dimostrato gravi ritardi e inefficienze nella gestione della situazione, una mancanza di visione che ha aggravato le difficoltà per la popolazione e l’agricoltura.
Il report sulla siccità del 2023, prodotto dalla Regione Siciliana, aveva già evidenziato prospettive critiche per il 2024. Tuttavia, solo nell’aprile 2024 è stata avanzata la richiesta di dichiarazione dello stato di emergenza, arrivata a maggio, con l’estate alle porte. La delibera regionale n. 100 dell’11 marzo 2024 aveva dichiarato lo stato di emergenza per sei province siciliane, ma senza risorse adeguate o deroghe sufficienti.
Il governo nazionale, con l’ordinanza della Protezione Civile del 19 maggio 2024 (OCDPC 1084), ha conferito al presidente Schifani poteri straordinari come commissario per l’emergenza idrica, assegnando 20 milioni di euro e la possibilità di agire in deroga a numerose normative per accelerare gli interventi necessari. Tuttavia, nessuna delle deroghe previste è stata utilizzata ed i sindaci non sono stati nominati soggetti attuatori per velocizzare le procedure di reperimento di nuove fonti di approvvigionamento idrico a scopo idropotabile ed irriguo.
Ho letto ieri le dichiarazioni di Salvo Cocina, ingegnere capo della Protezione Civile e coordinatore della cabina di regia, che invita i sindaci a essere solerti nell’individuare nuovi pozzi… Ma Cocina sa davvero quali sono i tempi ordinari a cui i sindaci sono costretti a sottostare, dopo aver affrontato gli enormi sforzi necessari per individuare i pozzi e renderli operativi? Basta fare fantapolitica sulla pelle dei siciliani. La gestione dell’emergenza idrica in Sicilia è da annoverare tra i fallimenti del governo Schifani.
In Sicilia è in corso un’emergenza idrica che coinvolge circa 1 milione di persone, con un piano di razionamento dell’acqua avviato a marzo e che interessa 93 Comuni nelle province di Agrigento, Caltanissetta, Enna, Palermo e Trapani. La decisione è stata presa dalle autorità regionali in collaborazione con Siciliacque, la società che gestisce l’approvvigionamento e la distribuzione dell’acqua ai Comuni.
A Caltanissetta, l’acqua viene distribuita ogni 7 giorni, ma in alcune zone non arriva da tre mesi e si va avanti con il servizio di autobotti a pagamento, che spesso non è sufficiente a soddisfare l’elevata domanda. In provincia di Enna, l’acqua è erogata ogni 7 giorni e solo per poche ore, lasciando molte famiglie senza risorse idriche per lunghi periodi.
L’invaso Ancipa di Troina, che fornisce acqua potabile a 13 comuni della provincia ennese, compreso il capoluogo, e ad altri centri nel Nisseno e Catanese, si è ormai prosciugato quasi del tutto a causa della scarsità di piogge. A Trapani l’acqua è erogata ogni quattro giorni, mentre ad Alcamo arriva solo ogni 15 giorni. A Palermo, a partire dal 7 ottobre, Amap adotterà un piano sperimentale di razionamento che coinvolgerà vari distretti della città. Anche nel Catanese si sono registrati disagi, con distacchi temporanei in diversi centri.
Ad Agrigento, l’acqua corrente è disponibile solo una o due volte a settimana per poche ore.
A Licata, i turni di distribuzione superano spesso i 10 giorni e vengono talvolta cancellati dal sito di AICA all’ultimo minuto, senza alcuna comunicazione su quando verrà recuperato il turno saltato.
L’Osservatorio Distrettuale Permanente per gli Utilizzi Idrici, durante l’ultima riunione tenutasi pochi giorni fa, ha dichiarato che gli invasi in Sicilia sono in grave sofferenza, in particolare quelli destinati all’uso potabile e anticipa che in assenza di precipitazioni, i volumi utili si esauriranno tra novembre e gennaio. L’Osservatorio ha concluso i lavori quindi confermando un elevato stato di severità idrica per l’intero distretto della Sicilia.
In nessun’altra parte della Sicilia però, questo dobbiamo dirlo, si è assistito a un simile sciacallaggio politico come quello visto a Messina, dove figure in cerca di visibilità, come la senatrice Dafne Musolino, continuano ad agire in modo divisivo, evitando il confronto con il sindaco Federico Basile e, ancor di più, con Cateno De Luca, suo precedente mentore.
Ma se l’acqua fosse mancata in tutta la città per una settimana consecutiva, come accade ancora in molte aree della Sicilia, come avrebbero reagito i messinesi?
Grazie al lavoro svolto prima da Cateno De Luca e ora da Federico Basile, questo scenario non si è verificato. E invece di riconoscere il merito di chi ha fatto il proprio dovere, compresa la Musolino quando era assessora, qualcuno cerca di screditarli, con la complicità di una parte delle istituzioni regionali.
Mi sento di lanciare un appello ai cittadini messinesi: non permettete che accada.
Oggi Messina non è più quella di sei anni fa e inizia a fare paura a quei poteri forti che, per lungo tempo, hanno avuto il predominio esclusivo in Sicilia. Ora devono fare i conti anche con una Messina che è risorta.
Ci sono criticità? Si certo, come in tutta la Sicilia, ma qualcuno deve avere anche l’onestà intellettuale di riconoscere gli sforzi che l’amministrazione Basile ha messo in campo per mitigare i disagi di quella parte di città che più di tutti sta subendo le conseguenze della crisi idrica regionale pagando anche il prezzo di una gestione regionale totalmente inadeguata e dolosamente omissiva nei confronti di Messina.
E se, nonostante questi dati oggettivi, c’è ancora chi continua a insinuare dubbi e sospetti, lo fa in mala fede professando il comodo mestiere dello sciacallaggio.”
Lo dichiara il coordinatore regionale di Sud chiama Nord Danilo Lo Giudice.