Il dott. Giuseppe Pracanica( nella foto), Presidente e legale rappresentante dell’Ass.
Umanesimo e Solidarietà ha inviato la seguente nota al Presidente on. Renato Schifani:
Avvenire, il giornale della CEI, ìl 29 maggio 2025 scriveva
Aborto. Sicilia, la Regione introduce i concorsi per soli medici “non obiettori”
La legge, di dubbia costituzionalità, prevede che per avere ovunque personale per le Ivg vengano
esclusi medici che fanno obiezione di coscienza. Una vera emergenza? I dati ministeriali dicono
altro
La Regione Sicilia ha deciso di introdurre l’obbligo di assumere medici non obiettori di coscienza
nelle strutture ospedaliere pubbliche allo scopo di garantire piena attuazione della legge 194 del
1978 ed evitare che ci possano essere strutture prive di personale disponibile a praticare aborti.
Lo prevede una norma approvata il 27 maggio dall’Assemblea regionale siciliana, nell’ambito di
un disegno di legge in materia di sanità, passato in aula col voto segreto. La Regione è guidata
da una maggioranza centrodestra e presieduta da Renato Schifani (Forza Italia). Per i promotori
è «una battaglia di civiltà che ho portato avanti con determinazione, insieme a tutto il gruppo del
Pd. Oggi siamo più vicini a un traguardo storico per la sanità siciliana – dice il deputato
regionale del Pd Dario Safina –. Il nostro obiettivo è che il diritto all'interruzione volontaria
della gravidanza sia reale, non solo teorico. Troppe siciliane si sono scontrate finora con un
muro fatto di carenze organizzative e di un altissimo numero di obiettori, che in Sicilia supera
tra i ginecologi. Con questa norma, poniamo le basi per un sistema sanitario più equo,
efficiente e rispettoso dei diritti di tutte». Una situazione che tuttavia, più che indurre a
discriminare i medici per l’assunzione in base alle loro convinzioni personali, pone obblighi in
capo alla Regione in termini di organizzazione del lavoro: come dimostra da anni la relazione al
Parlamento del Ministero della Salute sull’attuazione della legge 194, la carenza di personale
sanitario non obiettore è concentrata su singole strutture e richiede un migliore riparto del
personale, visto che i carichi di lavoro per i medici che accettano di praticare aborti sono assai
modesti quando si considera il dato medio generale: a livello nazionale si parla di 1,6 aborti a
settimana per ogni medico non obiettore, un dato che in Sicilia sale a 3. Non solo: le strutture
nelle quali è attivo un “punto Ivg” sono pari alla metà del totale, una situazione superiore a
quella di numerose altre Regioni. Il testo approvato in aula prevede procedure concorsuali
dedicate esclusivamente a medici non obiettori e l'obbligo per le aziende sanitarie di provvedere
tempestivamente alla loro sostituzione qualora dovessero cambiare idea, per garantire la
continuità del servizio. Come questo possa essere compatibile con l’eguaglianza di tutti i cittadini
a prescindere dalle loro idee, su un diritto fondamentale come il lavoro poi, è davvero difficile
comprenderlo. Ma la scelta politica, che ha anche un evidente risvolto morale, è stata fatta. (F
Ecco il giudizio che esprime al riguardo Pino Morandini, componente del direttivo nazionale del
Movimento per la Vita italiano.
L’Assemblea regionale siciliana ha approvato un provvedimento che consente alle Asl di dotarsi di
«idoneo personale non obiettore di coscienza». Siffatta clausola escludente dà vita a un paradosso
umano e legislativo. L’obiezione di coscienza infatti postula un conflitto tra contrapposti doveri
dettati dalla norma esterna (legge o comando dell’autorità) e dalla norma interna (coscienza).
Consta non solo di un atto negativo (non fare) ma soprattutto nell’atto positivo di testimoniare una
verità considerata più grande e più vincolante della legge. Il diritto non può non dare rilievo alla
coscienza morale.
Per questo in primis sconcerta la menzionata legge regionale, che fa strame di quel talamo
riservatissimo di ogni persona, capace di orientarla in scelte delicate. Come sconcerta la disparità di
trattamento che penalizza l’obiezione all’aborto rispetto ad altre obiezioni (al servizio militare, alla
sperimentazione sugli animali). Tanto più se si pensa che la difesa della vita umana è esattamente la
ragione per cui sussistono gli Stati e i loro ordinamenti giuridici.
La suaccennata statuizione regionale solleva inoltre svariati profili di illegittimità. Non solo perché
viola la stessa legge 194/78, che prevede e tutela il diritto all’obiezione di coscienza (art.9); non
solo perché in contrasto con l’articolo 117 Costituzione, per il quale le Regioni sono tenute al
«rispetto della Costituzione, nonché dei vincoli derivanti dall’ordinamento comunitario e dagli
obblighi internazionali», per di più quando sono dotate di competenza legislativa concorrente; non
solo perché violativa dello stesso articolo 3 della Carta (principio d’eguaglianza), discriminando i
medici obiettori, in tal modo violando anche l’articolo 4 (diritto al lavoro), ma perché infrange
l’articolo 21 (libertà di manifestazione del pensiero) e pure il 13, atteso che la libertà psicofisica del
corpo e della mente non può non ricomprendere anche la libertà di coscienza.
Si pone altresì in contrasto con l’articolo 19 della Carta, in quanto il diritto di libertà religiosa è
comprensivo della libertà di coscienza. E viola pure l’articolo 2, che riconosce i diritti inviolabili
dell’uomo, tra cui non può non rientrare la libertà di coscienza.
Sullo sfondo si colloca la giurisprudenza della Corte costituzionale (sentenza 467/91) per la quale
l’obiezione di coscienza è diritto fondamentale costituzionalmente garantito. Perché allora tanto
accanimento contro i medici obiettori? Testimoniano un silenzioso richiamo per tutte le coscienze
sul valore della vita e i diritti del nascituro.
Perché invece non si lavora insieme per prevenire l’aborto, così evitando traumi alle donne,
rispettando la coscienza dei medici, salvando tante vite umane, contrastando l’inverno
demografico? Questo fa il Movimento per la Vita.
Tutto ciò premesso, a prescindere del Credo religioso professato e degli eventuali orientamenti
politici, convinti che lo stato di diritto deve trovare ingresso anche in Sicilia si chiede alla S.V.
quali iniziative intende assumere.










