Che succede in tempi strani e misteriosi quando si interrompono le attività ordinarie e si teme che si possa essere untori o unti non appena si incontra qualcuno? Si può mettere ordine nei pensieri e affrontare problemi prima rimossi perché troppo impegnativi, concentrarsi sull’essenziale della vita e il riordino mentale: si riordina il “disordinato”, il confuso, sperando che alla fine della fatica il puzzle, se non completo e nitido, sia almeno accettabile. Le pagine che seguono non sono il racconto di tormenti, né un trattato teologico; sono il tentativo di trovare il coraggio di entrare nel “tunnel” per uscirne rinnovati. Gesù direbbe “risorti” o “rinati”. La verità ci possiede, noi non la possediamo, dunque la cerchiamo per poterla vivere. La cosa più accessibile non è partire dal “mistero” di Dio, né dal “mistero” di Gesù di Nazareth – benché questo sia centrale – ma dall’esperienza che l’uomo ha fatto di Gesù, dal Vangelo quindi, e poi da come è stata presentata la novità cristiana dalla Chiesa, anzi da coloro che sono il “fondamento” della Chiesa: il popolo che segue Gesù e, in particolare, gli Apostoli. Ripercorrere un cammino può essere utile, anche per dire che tanti anni di vita religiosa e presbiterale non hanno prodotto un “pentito”. Almeno per ringraziare il Signore, ne vale la pena.
Padre Felice Scalia è gesuita dal 1947. Laureato in filosofia, teologia e scienze dell’educazione, ha insegnato alla facoltà teologica dell’Italia Meridionale e poi all’Istituto Superiore di Scienze Umane e Religiose di Messina. Collabora con Presbyteri, Horeb, Rivista del clero, Vita consacrata, Spirito e Vita e Vita Pastorale.
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