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Cronaca

Truffa bonus edilizi a Messina. Ordinanza di custodia cautelare nei confronti di 6 persone e sequestro preventivo di oltre 37 milioni di euro. I nomi degli arrestati. I particolari

Responsabili, a vario titolo, secondo ipotesi d’accusa, di associazione per delinquere dedita alla truffa per il conseguimento di erogazioni pubbliche, indebite compensazioni fiscali ed autoriciclaggio

Ennesima truffa per i bonus edilizi. I Finanzieri del Comando Provinciale della Guardia di Finanza di Messina, nell’ambito di articolate investigazioni di polizia giudiziaria a contrasto delle frodi fiscali in materia di crediti d’imposta, introdotti, nel 2020, attraverso le misure di sostegno all’economia contenute nel cosiddetto Decreto “Rilancio”, stanno dando esecuzione ad un’ordinanza di custodia cautelare personale e reale emessa dal G.I.P. del Tribunale di Messina, su richiesta dalla locale Procura della Repubblica, a carico di 6 persone ritenute responsabili, a vario titolo, secondo ipotesi d’accusa, di associazione per delinquere dedita alla truffa per il conseguimento di erogazioni pubbliche, indebite compensazioni fiscali ed autoriciclaggio.

L’attività illecita ruotava intorno ad un medico di medicina generale di Rometta che, sfruttando il rapporto di fiducia che intercorreva, di fatto, con i suoi pazienti, prospettava loro la possibilità di ottenere i contributi statali “Ecobonus” e “Superbonus”, per ristrutturare immobili di loro proprietà. A tal fine invitava i pazienti a rilasciargli le cosiddette credenziali “SPID” – il Sistema Pubblico di Identità Digitale con cui usufruire dei servizi online della Pubblica Amministrazione – così da potere accedere, da remoto, al loro cassetto fiscale, a consegnargli i documenti d’identità, a consentirgli la facoltà di accesso alle caselle di posta elettronica, a conferirgli mandato per la gestione dello smobilizzo dei crediti di imposta conto terzi. Riassumendo il fatto, a fronte di lavori mai avviati, il medico, grazie al fondamentale apporto tecnico di un commercialista, operando da remoto nei cassetti fiscali degli ignari pazienti cedenti, riusciva a svolgere la procedura istruttoria dell’Agenzia delle Entrate, mediante l’apposizione dell’obbligatorio “visto di conformità” per far confluire la cessione del credito d’imposta nella piattaforma web “cessione crediti”. I fittizi crediti così creati venivano poi ceduti ad altri soggetti, tra cui n. quattro società riferibili al medico ed a suoi parenti, al fine di consentirne la monetizzazione, ovvero la compensazione fiscale con debiti reali.  Il giudice della cautela ha anche disposto la misura cautelare del sequestro preventivo di oltre 37 milioni di Euro, in parte ancora giacenti, sotto forma di crediti, sulla relativa piattaforma telematica, pari ai profitti generati attraverso l’attività illegale oggetto appunto dell’indagine.   Il provvedimento cautelare è stato adottato nella fase delle indagini preliminari e che, dunque, gli indagati sono da presumersi innocenti sino alla sentenza di condanna definitiva che ne accerti la responsabilità all’esito del giudizio che si svolgerà nel contraddittorio con la difesa davanti al giudice terzo ed imparziale, giudizio che si potrà concludere anche con la prova dell’assenza di ogni forma di responsabilità.

Questi i nomi degli arrestati:  Antonino Barbera, medico di Rometta, in carcere,  Domenica Barbera, Nicola Barbera, Felicia De Salvo, Silvia Lo Giudice, Roberto Pisa, agli arresti domiciliari.

I particolari che sarebbero emersi dall’inchiesta

L’elenco dei pazienti danneggiati, da quanto si evince dai particolari che sarebbero emersi dall’inchiesta, è lungo. Ben 51 le persone che, interrogate dai finanzieri, hanno dimostrato la loro buona fede e comunque di  non conoscere l’esistenza di quei crediti nei loro cassetti fiscali (“sporgo formale querela nei confronti di chi ha indebitamente operato a mio nome..”). Crediti commercializzati anche diverse volte, spiegano gli inquirenti. Il dott. Barbera avrebbe anche telefonato ad alcuni pazienti affinché firmassero fogli in bianco, da utilizzare per una richiesta di bonus o comunque da usare all’occorrenza. E infatti le ipotesi di reato avanzate dalla Procura sono oltre 220, evidenziate in oltre 100 pagine di soli capi di imputazione che riguardano fatti verificatisi tra il 2021 e il 2022, su più di 300 pagine di provvedimento custodiale.
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