Se il capo ti prende di mira perché gli stai antipatico o perché difendi alla lettera i tuoi diritti di lavoratore, cosa non sempre gradita, è probabile che prima o poi decida di trovare una scusa apparentemente buona per licenziarti. Il dirigente rischia, però, di compiere un passo falso perché agli occhi di un giudice un provvedimento del genere potrebbe essere visto come «licenziamento ritorsivo». Antonino Giaquinta è stato – secondo quanto emerge dai fatti – vittima di mobbing da parte di dirigenti dell’ufficio provinciale dell’ACI – PRA di Messina. Ogni scusa era buona per creare un clima di tensione in ambito lavorativo. Antonino Giaquinta era nel mirino del direttore che negava anche il permesso di poter usufruire delle ferie pregresse. Nel parere espresso dal comparto – funzione pubblica – della Cgil si evince che” Antonino Giaquinta è stato licenziato il 16/10/2009, contestandogli il superamento del periodo il superamento del periodo di comporto per un totale di assenze per malattia di 572 giorni (conteggio A.C.I., nel triennio 2006 – 2009, dove sono stati sottratti 31 giorni (cod.45) e non gli effettivi 34 giorni del triennio 2004 – 2007, che se correttamente conteggiati non avrebbero comportato lo sforamento del comporto nel triennio, risultando invero solo 538 giorni di malattia nel periodo di riferimento 4/5 /2006 – 16/10/2009. Alla luce di quanto verificato dai tabulati “Prospetti Riepilogativi Assenze”, rilasciati dalla stessa Direzione Centrale dell’A.C.I., il provvedimento di licenziamento in data 16/10/2009, emesso con decorrenza dal successivo giorno 17/10/2009, è stato adottato in apparente violazione dell’art 21 comma 1 del C.C.N.L. del 6/7/1995 comparto Enti Pubblici non Economici”.