“Il 12 ottobre ricorre il quarto anniversario della tragica scomparsa di Salvatore Ada, lo sfortunato lavoratore edile, delegato della Feneal Uil, morto sul lavoro presso il cantiere del Viadotto Ritiro. Si tratta di una data triste e nefasta per il mondo del lavoro messinese poiché, per quanto ci riguarda, rappresenta, nel nostro territorio, una giornata di riflessione per ricordare Salvatore insieme a tutte le tante vittime sul lavoro: una ignobile e crescente mattanza di innocenti lavoratori che sono usciti da casa per guadagnarsi la giornata e hanno fatto rientro dentro una bara. In questo momento di rinnovato dolore esprimiamo la più sentita vicinanza ai familiari di Salvatore Ada e di tutti gli altri morti sul lavoro che soffrono per queste immani tragedie che li ha profondamente colpiti. La Uil, con in testa il segretario generale Pierpaolo Bombardieri, ha lanciato una grande campagna nazionale denominata “Zero Morti sul Lavoro” che punta all’approvazione di norme forti e stringenti finalizzate alla sicurezza e alla tutela della vita dei lavoratori” lo hanno affermato Ivan Tripodi, segretario generale Uil Messina, e Pasquale De Vardo, segretario Feneal Uil Tirrenica Messina-Palermo.
“Il 30 luglio 2024 fu pomposamente inaugurato il Viadotto Ritiro e, in quella circostanza, l’assessore regionale alle infrastrutture on. Alessandro Aricò, a seguito di una nostra precisa richiesta, dichiarò pubblicamente che lo stesso Viadotto sarebbe stato intitolato a Salvatore Ada e a tutte le vittime sul lavoro. Una dichiarazione solenne che salutammo con gratitudine e soddisfazione. Purtroppo, dopo quindici mesi da quell’evento non è successo nulla e ci viene detto che l’iter per l’intitolazione del Viadotto Ritiro a Salvatore Ada che coinvolge il Consorzio per le autostrade siciliane non è stato neanche avviato. Pertanto, nella ricorrenza del quarto anniversario della tragica n morte di Salvatore reiteriamo la nostra richiesta all’assessore Aricò e ai vertici del Cas. Si tratta, a nostro avviso, di un gesto dovuto per mantenere viva la memoria di una vittima innocente caduta sul lavoro” hanno così concluso Ivan Tripodi e Pasquale De Vardo.
