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Cronaca

Augurio dell’Arcivescovo Accolla ai messinesi

La Fraternità e la Prossimità sono i segni tangibili della tenerezza di Dio

Mons. Accolla

foto di: Antonio De Felice 

«Gloria a Dio nel più alto dei cieli
e sulla terra pace agli uomini, che egli ama» (Lc 2, 14).

Desidero esprimere con questo versetto del Vangelo di San Luca gli auguri di Natale a tutti i cittadini e i fedeli dell’Arcidiocesi di Messina – Lipari – Santa Lucia del Mela, con l’invito di estenderli a tutti gli amici e conoscenti.

In un tempo caratterizzato da forti ostilità, sembra urgente e improrogabile formulare un augurio natalizio da estendere a tutti i fratelli che per vari motivi sono toccati dalla preoccupazione delle conflittualità personali, familiari, sociali e tra i popoli.
Poi ha continuato il presule con le quattro parole chiave:

Auguri di pace, da invocare;

Auguri di speranza, da coltivare;

Auguri di vita nuova, da generare;

Auguri che annunciano fraternità e prossimità, da testimoniare.

AUGURI DI PACE, DA INVOCARE.

La pace se non risiede nel cuore di ogni uomo è una pace braccata e sfrattata, essa è senza un tetto, non ha una residenzialità ed è fragile, ha continuato mons. Accolla.

Sentiamoci visitati da chi non ha trovato accoglienza, accogliamo con gioia il Dio che ha abbracciato la nostra umanità povera e sofferente.

AUGURI DI SPERANZA, DA COLTIVARE.

–  continua, anche oggi, possiamo essere uomini di speranza. La speranza è quella che alberga nel cuore dei sognatori, nel cuore di chi, vivendo con i piedi per terra, sa che Dio è presente nella storia dell’uomo.

Nell’ascolto umile e nella accoglienza della Parola di Dio è possibile coltivare la speranza perché, con la preghiera e la vigilanza, i sogni diventino realtà.

Coltivare sogni non è scappare dalla realtà, non è fuggire, è il tempo privilegiato del discernimento cosciente e dell’accoglienza obbediente di quanto il Signore ci chiede.

Questa è la testimonianza di Giuseppe e di Maria. La casa di Nazaret è l’eremo e la scuola dell’ascolto, il luogo dove Gesù, vivendo sottomesso ai suoi genitori, conosce la volontà del Padre, e da dove inizia la sua attività messianica.

Oggi abbiamo un grande bisogno di silenzio interiore, viviamo in un tempo nel quale il “chiasso mediatico” fa da padrone e invade, oltre che la nostra mente, anche il nostro cuore. Guardiamo come esemplare la famiglia di Nazaret. In quella casa, nell’intimità di quella casa, scopriamo l’immagine dell’uomo in ascolto.

“Il silenzio di Giuseppe non è mutismo; è un silenzio pieno di ascolto, un silenzio operoso, un silenzio che fa emergere la sua grande interiorità”. “Il silenzio un po’ ci spaventa, perché ci chiede di entrare dentro noi stessi e di incontrare la parte più vera di noi.
E tanta gente ha paura del silenzio, deve parlare, parlare, parlare o ascoltare, radio… televisione… ma il silenzio non può accettarlo perché ha paura” (Papa Francesco, Udienza generale, 15 dicembre 2021).

AUGURI DI VITA NUOVA, DA GENERARE.

Voglio formulare questi auguri con il testo sulla speranza del Card. Suenens.

Sono un uomo di speranza perché credo che Dio è nuovo ogni mattina.

Sono un uomo di speranza perché credo che lo Spirito Santo è all’opera nella Chiesa e nel mondo.

Sono un uomo di speranza perché credo che lo Spirito Creatore dà a chi lo accoglie una libertà nuova ed una provvista di gioia e di fiducia.

Sono un uomo di speranza perché so che la storia della Chiesa è piena di meraviglie.
Sperare è un dovere, non un lusso.

Sperare non è sognare, ma è la capacità di trasformare un sogno in realtà.

Felici coloro che osano sognare e che sono disposti a pagare il prezzo più alto perché il loro sogno prenda corpo nella vita degli uomini” (Card. Leon Joseph Suenens).

Sì, “si può fare!”.

AUGURI CHE ANNUNCIANO FRATERNITÀ E PROSSIMITÀ.

La fraternità e la prossimità sono i segni tangibili della tenerezza di Dio.

Papa Francesco, nel Messaggio per la 372 Giornata Mondiale della Gioventù del 15 agosto 2022, così si esprimeva: “Sappiate toccare con amore le ferite dell’altro”.

Gesù si avvicina, si fa prossimo. La vicinanza si spinge oltre e si fa gesto coraggioso affinché l’altro viva. Gesto profetico. È il tocco di Gesù, il Vivente, che comunica la vita. Un tocco che infonde lo Spirito Santo […].
Quel tocco penetra nella realtà di sconforto e di disperazione. È il tocco del divino, che passa anche attraverso l’autentico amore umano e apre spazi impensabili di libertà, dignità, speranza, vita nuova e piena […]”.

Allora, se sentite dentro la struggente tenerezza di Dio per ogni creatura vivente, specialmente per il fratello affamato, assetato, malato, nudo, carcerato, allora potrete avvicinarvi come Lui, toccare come Lui, e trasmettere la sua vita ai
vostri amici che sono morti dentro, che soffrono e hanno perso la fede e la speranza”.

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