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Gruppo Civico RispettoMessina: ex Provincia, Regionali Ostaggi di una politica “padrona”

Periodicamente, e sempre nei periodi che precedono occasioni elettorali, viene rilanciata la proposta di elezioni provinciali dirette, senza tenere conto del quadro normativo vigente

 

 

Periodicamente, e sempre nei periodi che precedono occasioni elettorali, viene rilanciata la proposta di elezioni provinciali dirette, senza tenere conto del quadro normativo vigente.

Ma se tale proposta potrà avere una procedura più veloce a livello nazionale, lo “status Quo” attuale degli Enti intermedi o di area vasta nella Regione Siciliana implicherebbe una procedura più articolata e più complessa.

Ciò perché in tutte le altre Regioni le Province non sono state abolite, ma sono rimaste con una ridefinizione delle loro funzioni e con la modifica del sistema elettorale che prevede la elezione di Presidenti e Consigli provinciali o metropolitani in maniera indiretta mediante la partecipazione al voto di Sindaci e Consiglieri Comunali dei vari centri presenti nel territorio provinciale.

In Sicilia, invece, da più di dieci anni, le ex Province Regionali sono state cancellate ed al loro posto sono stati istituiti i Liberi Consorzi Comunali di cui però fanno parte,secondo la legge regionale n.15 del 4 agosto2015, anche le tre Città Metropolitane di Palermo, Catania e Messina.

Ma in pratica questi Enti Locali non sono mai decollati a causa del mancato trasferimento di funzioni e risorse da parte della Regione e perché in contrasto con la legge nazionale definita “legge Del Rio” mai recepita in Sicilia.

Ed in questo lungo periodo sono stati gestiti in maniera monocratica o “diarchica” Da Commissari Regionali e da Sindaci Metropolitani, in quanto non si è voluto trovare il tempo, nonostante si siano succeduti diversi Governi e diversi Parlamenti Regionali, di procedere alle elezioni ed all ‘insediamento degli organismi previsti dalla stessa legge quali i Consigli dei Liberi Consorzi Comunali ed I Consigli Metropolitani. E nel silenzio più assoluto sono stati i Sindaci Metropolitani, con l’avallo di un dirigente regionale facente funzione del Consiglio Metropolitano, a gestire i notevoli fondi e finanziamenti previsti nei Patti per lo sviluppo delle Città Metropolitane o “master Plan” e di altri finanziamenti strutturale. Ma va anche ricordato che tale legge regionale pasticciata e neanche adottata in tutti i suoi aspetti e stata oggetto di ricorsi vari e di una sentenza di illegittimità della Corte Costituzionale che invitava anche a recepire la legge Del Rio così come era stato fatto in tutto il Paese .

Sentenza di cui si continua a non tenere conto da parte di una politica arrogante e “padrona”, che pensa di non dovere attenersi a leggi in vigore, e che, di fatto, ha svilito l’importante ruolo propulsivo e di sviluppo dei territori che potevano avere gli Enti di Area Vasta nella nostra regione.

Adesso dopo aver “bruciato” dieci anni lasciando le ex Provincia nel “limbo” si intende riproporre un ritorno al passato con l’elezione diretta dei Presidenti e dei Consigli Provinciali, anche se ciò dovrà implicare la revoca della legge 15, cassando la istituzione dei liberi consorzi comunali comprende le tre Città Metropolitane in cui però il Sindaco Metropolitano è automaticamente il Sindaco del Comune Capoluogo di Provincia; per le quali sarà necessario individuare un altro percorso legislativo che le adegui alle altre Città Metropolitane, a meno che non le si voglia lasciare in una condizione da “figlie di un dio minore”, così come è stato fatto per otto anni.

Ma si avverte la sensazione che si vuole dare luogo ad un’altra riforma pasticciata e parziale che servirà per gli interessi di “bottega” dei vari partiti, senza pensare, invece, a quella necessaria razionalizzazione ed a quel necessario adeguamento di ruoli e funzioni di Regione , Città Metropolitane, Nuove Province e Comuni, alla luce anche della ormai imminente nefanda adozione della legge sulle Autonomie Regionali Differenziate che finirà anche con lo svilire la “specificità autonomista” di una regione in cui più che una politica riformatrice ed innovatrice continua a prevalere una politica permeata da interessi clientelari e particolaristici, senza respiro ne “visione”.

 

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