Tra laboratori per i giovani, workshop tematici e Agorà delle associazioni, la giornata inaugurale di EsserCi Festival 3, aperta dai saluti istituzionali dell’Assessora comunale al Volontariato Alessandra Calafiore e del Consigliere CESV Carmelo Schepisi, ha conquistato l’attenzione e l’interesse di circa 600 partecipanti.
Educazione
Primo laboratorio quello dedicato alle scuole e incentrato sulla parola chiave “Educazione”, che è stato accompagnato – così come accadrà nelle prossime mattinate del Festival – dal live drawing dell’artista Michela De Domenico.
“Alcuni dicono che l’educazione sia finita. Che non serva più”, ha detto Michele Gagliardo (Libera) ai ragazzi e alle ragazze dei tanti istituti superiori che hanno aderito alla manifestazione. “Oggi – ha aggiunto Gagliardo, il cui intervento è stato moderato da Graziella Lombardo di Messina Today – sembra che sia più utile addestrare per far diventare tutti uguali e più facilmente manipolabili”. E invece “l’educazione è tutt’altro: è aiutare ciascuno a essere più liberi”. E ricorda i tanti gesti di volontariato capaci di coinvolgere e costruire legami di solidarietà. “Dare un senso alle cose che si fanno, prendersi cura degli altri e dei beni comuni costruisce anche economie giuste. Serve tanta passione. Serve non restare indifferenti allo sguardo di chi abbiamo incontro. Come diceva Mandela, l’educazione è l’arma più potente per cambiare il mondo”.
Ed ecco la testimonianza di Pino di Menza, moderato da Simona Arena di TCF. Suo figlio Paolo muore a 22 anni in un’incidente stradale. La sua cittadina elabora il lutto all’insegna della solidarietà con la nascita del “Comitato Amici di Paolo”, dal 2004 associazione L’Abbraccio. “Ci siamo chiesti cosa potesse continuare a dare un senso alla nostra vita”, ha detto Pino. Con l’associazione “abbiamo cominciato ad aiutare chi stava vicino, poi a fare accoglienza ai migranti e poi abbiamo scelto il Benin in Africa, dove abbiamo costruito una scuola, un convitto, un ospedale pediatrico. E ancora: un programma contro la malnutrizione, un’azienda agricola, la lotta all’abbandono scolastico, il contrasto alle gravidanze precoci… Così costruiamo la Pace attraverso la Giustizia. Per essere uomini e donne di Pace bisogna essere “interi”: essere attenti alle sofferenze ed essere capaci di chiedere aiuto, imparando ad ascoltare anche le grida degli altri”.
Dall’attualità alla memoria. Ne ha parlato Giulia Barbieri, Fundraiser Fondazione Archivio Diaristico. Il suo intervento è stato moderato da Alessandra Serio di Tempostretto. “Dalla distruzione della Seconda Guerra Mondiale a Pieve Santo Stefano – ha detto – nasce l’idea di un museo dei diari che le persone donano. Un archivio della memoria personale che diventa storia collettiva. Diari di partigiani prigionieri, diari di migranti, diari di soldati al fronte. Non solo, ci sono anche testimonianze che provengono da qui: 80 sono diari scritta da Messinesi, 229 parlano di Messina. Facciamo cura della memoria per resistere e aiutare a costruire, giorno dopo giorno, la Pace”.
A concludere l’incontro con gli studenti, Mourad Boudhil, coordinatore territoriale di Medici del mondo, che è intervenuto moderato da Sebastiano Caspanello della Gazzetta del Sud. “Non è stato facile per me confrontarmi con la sofferenza dei migranti essendo arrivato qui da studente ben integrato. C’è stato bisogno di tempo e allenamento per mettersi nei panni di chi ha sofferto così tanto. L’altro è qualcuno che non conosciamo. La politica finisce con lo strumentalizzare i migranti spesso senza fare una riflessione ragionata. Quella dei migranti non è una storia, ma un insieme di tante storie. E solo avvicinandosi a ciascuna di queste storie si riesce a rispettare le persone a riconoscerne l’umanità. Le storie che ho conosciuto mi hanno trasformato. Il sorriso con cui accogli chi arriva vale più di mille parole. In quei momenti, quando mi sento utile, mi sento anche felice”.
Sostenibilità e Scelta
Nel pomeriggio i partecipanti hanno potuto scegliere tra due workshop. I due gruppi di lavoro si sono interrogati e impegnati attorno alle parole chiave “Sostenibilità” e “Scelta”.
Marco Giunta, socio della Cooperativa Sociale Ecosmed e co-responsabile del brand Ecobuddy®, ha guidato la riflessione, dall’analisi alle prospettive, attorno al tema della “Sostenibilità”, intrecciandone il significato a quello della Pace. Dunque, sul tavolo, la correlazione tra (in)sostenibilità e (dis)uguaglianze sociali.
“Viviamo un’epoca – ha detto – in cui separare le due sfere non è più attuale: servono approcci ispirati alla complessità che agiscano in maniera interconnessa. Per esempio nei prossimi 30 anni oltre 250 milioni di persone dovranno lasciare le proprie città a causa dei mutamenti climatici, e ciò amplificherà le disuguaglianze economiche, sociali, culturali. Contrastare il cambiamento climatico significa ridurre le disuguaglianze”.
Il workshop è partito dall’esperienza sperimentata nel Centro olivettiano di Roccavaldina, dove è stata installata una fabbrica di bioplastiche, e ha seguito le linee di connessioni tra questa realtà e i racconti e le considerazioni dei partecipanti.
Michela Gaffo, responsabile Raccolta Fondi Fondazione Tender to Nave Italia, ha condotto il workshop dedicato alla parola “Scelta”.
“La pace è scomoda. La pace è lotta. La pace è compromesso. La pace è in bilico. La pace è un NOI, sempre. La pace siamo noi, nessuno escluso, neanche il più piccolo. La pace è il nostro lavoro, ed è un laboratorio continuo e quotidiano” sono state le frasi con cui l’esperta ha esordito.
Il workshop si è svolto attraverso un approccio di scenario a scelte multiple. Il gruppo ha ragionato sullo scenario e si è espresso su una serie di scelte correlate e successive. Ogni scelta ha modificato lo scenario. Le scelte per ogni snodo sono state concordate e decise all’unanimità nel gruppo. Obiettivo del workshop scoprire come lavorare e scegliere collettivamente.
Perché “pace” non resti una parola astratta – ha detto Gaffo – dobbiamo iniziare a calarci in una prospettiva che tenga conto di alcuni punti fermi: la pace non è assenza di conflitto, non è stasi. Se le nostre scelte sono un’onda, la pace si muove con essa; la pace è nelle piccole azioni e nei contesti quotidiani, per questo dobbiamo ragionare sulle nostre realtà e territori; la pace si fa insieme”.












 
				 
				 
				 
				 
				 
				 
				