“Colpa della siccità, è vero, ma a questa si è aggiunta pure una cattiva gestione degli enti di bonifica e la mancata programmazione degli interventi di manutenzione delle reti e della pulizia dei fondi degli invasi“, si evince da una nota della Cia Sicilia orientale (Catania e Messina). Solo chi dispone di pozzi privati potrà salvare impianti e produzione. E potrà farlo solo pagando un salatissimo conto per l’energia che serve per sollevare l’acqua dalle falde che stanno diventando sempre più profonde. Confcooperative Sicilia torna a lanciare, con ancor maggiore forza, un grido d’allarme a cui affianca delle richieste chiare, rivolte in primo luogo alla Regione Siciliana attraverso l’Assessorato all’Agricoltura. “ E’ urgente mettere in campo misure a sostegno delle numerose cooperative a rischio chiusura- premettono il presidente di Fedagripesca Sicilia, Nino Accetta ed il delegato per le questioni agricole, Alessandro Chiarelli–. Sono ormai venute meno perfino le condizioni per poter seminare e coltivare”. Il prezzo del grano, che l’anno scorso arrivava a punte di 50 centesimi al chilo, oggi non supera i 30 centesimi (con certificazione biologica). La protesta degli agricoltori non si arresta ma l’attenzione- questa la preoccupazione maggiore di Confcooperative Sicilia- sembra svanire. Un dato che preoccupa e che impone alle istituzioni di correre al più presto ai ripari.
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