Un Paese sempre più anziano con un indebolimento della rete di protezione familiare. E’ il ritratto che emerge dal Rapporto 2025 dell’Istat che sottolinea anche la necessità di dotarsi sempre più di capitale umano qualificato per affrontare le nuove dimensioni dello sviluppo economico. Diviene importante riflettere allora sulla gestione strategica delle risorse umane considerando come in azienda si trovino a convivere numerose generazioni, sul ruolo della formazione per dotarsi delle competenze necessarie in uno scenario in profonda evoluzione, sulla crescente importanza del welfare aziendale sia come integrazione delle prestazioni erogate dal welfare pubblico che come   leva da azionare per incrementare la produttività del lavoro.
L’Istat ha pubblicato il 21 maggio scorso la 33 esima edizione del proprio Rapporto annuale che esamina i cambiamenti economici, demografici e sociali che hanno interessato il Paese nell’anno appena trascorso.Lo studio offre un quadro informativo ampio e approfondito sulle principali sfide del nostro tempo e su quelle che l’Italia sarà chiamata ad affrontare nei prossimi anni e suggerisce numerosi spunti di riflessione utili in ambito HR e di welfare aziendale.

Quali sono le principali evidenze?

Il ritratto demografico

La dinamica demografica e sociale continua a riflettere trasformazioni profonde, che attraversano generazioni, territori e gruppi sociali.

La popolazione residente è in costante calo, spinta da una dinamica naturale fortemente negativa, solo parzialmente compensata da un saldo migratorio positivo. Al 1° gennaio 2025, la popolazione residente in Italia è pari a 58 milioni 934mila unità, in lieve diminuzione (-0,6 per mille) rispetto al 1° gennaio 2024. Prosegue il processo di decremento della popolazione, in atto dal 2014 e ormai strutturale, evidenziando un calo in linea con quello del biennio precedente (-0,4 per mille nel 2023, -0,6 nel 2022).

Il calo della popolazione riflette la dinamica naturale negativa. Il numero di decessi (651mila nel 2024) è superiore a quello delle nascite (370mila), generando un saldo naturale pari a -281mila unità. L’accentuata fase di denatalità, in atto dal 2008, è determinata dalla riduzione delle donne in età feconda, cioè le 15-49enni (diminuite di 2,4 milioni dal 1° gennaio 2008, 11,4 milioni al 1° gennaio 2025), dal calo della fecondità, scesa nel 2024 al minimo storico di 1,18 figli per donna e dal rinvio della genitorialità.

Aumenta poi la speranza di vita alla nascita.

Per gli uomini raggiunge gli 81,4 anni e per le donne 85,5, quasi cinque mesi di vita in più rispetto al 2023, superando i livelli pre-pandemici. Circa un quarto della popolazione (24,7 per cento al 1° gennaio 2025) ha almeno 65 anni. Tra questi, cresce in particolare il numero di persone di 80 anni e più (4 milioni e 591mila). I cittadini stranieri e i nuovi cittadini italiani sono l’unico segmento in crescita della popolazione.

Al 1° gennaio 2025, i cittadini stranieri residenti sono 5,4 milioni (+3,2 per cento sul 2024), pari al 9,2 per cento della popolazione.

I cambiamenti familiari

I cambiamenti demografici si intrecciano con quelli familiari.

Le famiglie sono sempre più piccole e frammentate. Nel biennio 2023-2024 le persone sole costituiscono il 36,2 per cento delle famiglie, mentre le coppie con figli scendono al 28,2 per cento. L’instabilità coniugale, la bassa fecondità e il posticipo della genitorialità favoriscono la crescita di famiglie senza figli o mini genitoriali.

L’aumento delle persone sole interessa tutte le età, ma soprattutto gli anziani.