Riceviamo e pubblichiamo le riflessioni di un sostenitore del Comune autonomo:
Montemare non è un sogno svanito nella farraginosità pervicacemente ricercata di un “election day” cumulativo di elementi non miscelabili tra loro. Giorno di democrazia gridata e perduta. Sfrontatezza infinita di chi non vuole sentire le ragioni degli altri e si appella al sentimento di una messinesità di facciata. Montemare, considerato il suo mezzo secolo e passa di abbandono da parte delle amministrazioni comunali che si sono via via succedute, non può essere sacrificato sull’altare della messinscena di un risparmio contabile amministrativo quantificato in800mila euro. Tale cifra può e deve essere dedicata ad un territorio relegato in una condizione di arretratezza economica ed infrastrutturale unica nel suo genere, autentico sberleffo alle sue bellezze paesaggistiche. E proprio in considerazione della pesante discrepanza in termini di ricchezze infrastrutturali e di beni pubblici e commerciali tra Messina Sud e territorio di Montemare, non si possono nonconsiderare i soldi che periodicamente vengono spesi dall’amministrazione comunale per il ripristinodella agibilità del porto di Tremestieri, puntualmente impraticabile dopo forti sciroccate.In un Paese veramente democratico le regole elettorali non possono e non devono essere elasticizzate a piacimento.Non è accettabile, per logica elementare, che un voto libero e non condizionato dalla politicizzazione estrema della competizione amministrativa, consenta a Misiliscemidi poter vedere la luce di comune autonomo, perché in quel luogo è stato consentito un voto liberamente espresso tramite referendum popolare a doppio quorum svoltosi una settimana prima delle elezioni comunali di Trapani. Lo stesso non è avvenuto per Montemare per il quale si èinventato, per imposizione, uno strumentale, confuso e “risparmioso”election day, che ha comportato sovrapposizione di interessi egoistici e collettivi determinando di fatto la mancata riuscita di un tentativo di autonomia di un territorio comunale decisamente abbandonato a se stesso. In una sana democrazia non può e non deve essere accettato il doppiopesismo. Le regole devono essere uguali per tutti. Perché Misiliscemi e Trapani si sono espressi su di un solo quesito referendario e a Montemare Messina, con il cumulo dei voti amministrativi e di scelta referendaria si è venuta a realizzare una commistione di obiettivi in conflitto tra loro, laddove vengono stuzzicati interessi di consigliere comunale o di quartiere, realizzando in tal modo il vecchio detto del “divide et impera” o quello molto più rustico ma pur sempre valido, del meglio l’uovo oggi che la gallina domani.Confusione e “caramelle elettorali” fatte sventolare sotto il naso di chi guarda solo a se stesso non possono andare d’accordo con temi importanti che riguardano il futuro di una collettività. Essere veri messinesi non significa negare agli altri il diritto all’autodeterminazione, ma avere spiccato il senso del riconoscimento dei problemi altrui e trovare soluzioni improntate a reciproca soddisfazione, non a stolta ostentazione di una fratellanza solo nominale.La POLITICA, quella VERA, si gestisce nel rispetto delle minoranze, non si impone con l’arroganza al servizio del super IO e la conseguente sopraffazione dei più deboli. Lo spirito cristiano, per chi ha vera fede, si mantiene anche in politica. Noi confidiamo sempre nel buon funzionamento della giustizia di Stato che possa dare in un prossimo futuro l’opportunità alla nostra gente di esprimere una scelta libera da condizionamenti di voto agganciato ad aspettative personali o familiari (voto per il consiglio comunale o di quartiere) . Sappiamo altresì che esiste anche una giustizia divina, così come Manzoni, in epoca non sospetta, scrisse nel suo capolavoro, dando come scontata, prima o poi, la chiara affermazione della giustizia divina attraverso uno dei personaggi più famosi del romanzo, Fra Cristoforo: Verrà un giorno…
Federico Celona