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Successso del Rigoletto Verdiano nel teatro Placido Mandanici di Barcellona P.G.

Sontuosa e imponente la prestazione dell’Orchestra del Teatro Francesco Cilea diretta con brio e precisione dalla giovanissima bacchetta di Alfredo Salvatore Stillo

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Il sipario del principale Teatro della Città del Longano si è alzato e un’ovazione ha salutato la nuova produzione del capolavoro verdiano, Rigoletto.

Sabato scorso nella sala gremita del Leone è andato in scena il melodramma in tre atti di Giuseppe Verdi, Rigoletto, tra incanto e suggestioni di viva emozione.

La produzione firmata dal talento registico di Salvo Dolce, in uno spazio atemporale, tra tradizione e innovazione, tra eleganza spirituale e passione viscerale, si è affermata, con continui e convinti scroscianti applausi del folto pubblico intervenuto, grazie a un cast solistico di rilevante qualità: nel ruolo eponimo il baritono messicano Carlos Almaguer, voce torrenziale, brunita, ma sempre a servizio della trama scenica; voluttuoso, seducente il Duca di Mantova di Enea Scala, voce sicura, svettante e sempre presente; innocente la Gilda di Maria Francesca Mazzara, dal timbro cristallino, agile e perfettamente in simbiosi con il personaggio verdiano; ottimi i ruoli di Sparafucile e Maddalena, rispettivamente, Francesco Ellero D’Artegna e Licia Toscano, così come di primo ordine, sia vocale che artistico, la nutrita schiera di comprimari che sono la formula vincente per un’ottima riuscita e esecuzione dell’opera ispirata al dramma di Victor Hugo: Riccardo Bosco per Monterone, e ancora Federico Parisi in Borsa, Alberto Munafò in Marullo, Marco Tinnirello in Ceprano, Leonora Ilieva in Giovanna e Tiziana Fiorito nel carattere della Contessa.

Sontuosa e imponente la prestazione dell’Orchestra del Teatro Francesco Cilea diretta con brio e precisione dalla giovanissima bacchetta di Alfredo Salvatore Stillo; omogeneo, compatto, ricco di accenti e sfumature dinamiche il Coro Lirico Siciliano, guidato da Francesco Costa, che riesce  a incarnare la “vil razza dannata” dei cortigiani verdiani con assoluta precisione scenica e vocale.

Impreziosivano la rappresentazione messinese il grazioso corpo di ballo di Pietro Gorgone, le sapienti luci di Gabriele Circo e i seducenti costumi di Fabrizio Buttiglieri  e le acconciature di Alfredo Danese.

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