Recentemente, le autorità di Messina hanno scoperto un singolare caso di tentata estorsione condotta tramite videochiamate direttamente dal carcere. La richiesta di pizzo, pari a 250 mila euro, era rivolta a un’impresa edile locale impegnata in importanti lavori di risanamento del quartiere Fondo Fucile. L’attività estorsiva è stata condotta utilizzando telefoni cellulari all’interno delle celle, con i presunti estorsori che effettuavano videochiamate intimidatorie. La ditta presa di mira, la Cosedil, fa capo a Gaetano Vecchio, presidente di Confindustria Sicilia (foto), che ha immediatamente denunciato l’accaduto. L’indagine, coordinata dalla Procura di Messina e condotta dai Carabinieri del Nucleo Investigativo, ha portato all’iscrizione nel registro degli indagati di tre persone. L’episodio ha suscitato reazioni di condanna e sostegno all’imprenditore da parte delle istituzioni e delle parti sociali locali, che hanno elogiato la denuncia come un atto di rottura del muro di silenzio e di omertà. Questo emblematico caso evidenzia le sfide legate al contrabbando e all’uso di dispositivi mobili all’interno degli istituti penitenziari, su cui le indagini sono ancora in corso per chiarire falle ed eventuali responsabilità. Per denunce o segnalazioni, è possibile rivolgersi alle autorità competenti, come i Carabinieri o la Polizia di Stato










