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Protesta dei lavoratori Cargill a Giammoro: Midili chiede chiarezza sul futuro dello stabilimento 

Il sindaco di Milazzo ha espresso vicinanza alle maestranze e sollecita un confronto urgente con la multinazionale americana: “Non vogliamo un’altra area industriale abbandonata”. 

 

 

Mattinata di tensione e partecipazione ieri a Giammoro, dove i dipendenti della Cargill hanno dato vita a un sit-in di protesta per chiedere certezze sul futuro del sito produttivo.
Decine di lavoratori si sono radunati davanti ai cancelli dello stabilimento, in segno di preoccupazione per le voci di dismissione che circolano ormai da settimane. 

A raggiungere il presidio è stato anche il sindaco di Milazzo, Pippo Midili, che ha voluto manifestare personalmente la solidarietà dell’amministrazione comunale. Il primo cittadino ha ascoltato le testimonianze dei lavoratori, molti dei quali residenti proprio a Milazzo, condividendo con loro l’apprensione per il destino dell’impianto, specializzato nella produzione di pectina e attivo da decenni nell’area industriale. 

Midili ha ribadito l’urgenza di un tavolo di confronto con la multinazionale americana, chiedendo che venga fatta chiarezza sulle reali intenzioni dell’azienda. 

“Se la Cargill non intende più proseguire l’attività – ha dichiarato – lo dica apertamente e consenta ad altri di subentrare. Non possiamo permettere che Giammoro diventi l’ennesimo simbolo dell’abbandono industriale”. 

Il sindaco ha ricordato come lo stabilimento rappresenti un tassello fondamentale per l’economia locale, garantendo occupazione diretta a quasi cinquanta persone e generando un importante indotto per il territorio. 

Sulle motivazioni avanzate dall’azienda, legate ai costi energetici e alle difficoltà del mercato, Midili è stato netto: 

“Sono problemi che colpiscono molte realtà produttive, ma non possono giustificare la chiusura dell’unico impianto italiano, mentre altrove – in Francia e Germania – si continua a investire”. 

Da parte dell’amministrazione comunale è arrivato l’impegno a coinvolgere tutte le istituzioni competenti e le parti sociali per evitare che il sito venga abbandonato, salvaguardando al contempo i livelli occupazionali e la continuità produttiva di un’azienda che per anni ha rappresentato un punto di riferimento per l’area di Milazzo e Giammoro. 

 

 

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