A seguire la nota dell’ Ing. Francesco Cancellieri – Presidente di AssoCEA Messina APS e Segretario del Comitato
dei Promotori della Carta dei Comuni Custodi della Macchia Mediterranea:
Si è svolto nel pomeriggio di mercoledì 26 novembre 2025, alle ore 15:30, a Messina, una
Manifestazione di grande rilievo promossa dall’Accademia Peloritana dei Pericolanti – evento
presieduto dal prof. Giacomo Tripodi e con l’introduzione del prof. Salvatore Ragusa – dedicata al
percorso storico delle istituzioni botaniche italiane e siciliane, con protagonista il prof. Francesco
Maria Raimondo, uno dei più illustri botanici italiani e figura di riferimento internazionale per lo
studio della flora mediterranea.
L’intervento ha tracciato una linea continua tra la tradizione monastica e la scienza moderna, con un
orgoglioso accento sul ruolo della Sicilia e sulla sua personale eredità condivisa con l'illustre
predecessore nella direzione dell’Orto Botanico di Palermo, il professore Antonino Borzì.
Ecco i 4 pilastri della “lettura” del prof. F.M. Raimondo:
1. L'Evoluzione: dalla Cura alla Classificazione
Il professore Raimondo ha illustrato il percorso storico delle istituzioni botaniche italiane e siciliane
in particolare:
I Giardini dei Semplici (Hortus Simplicium): Nati nei monasteri e nelle prime Scuole di
Medicina per coltivare i "semplici", ovvero le erbe medicinali essenziali per la farmacopea
dell'epoca, dove la natura era vista come fonte di materiali terapeutici.
Gli Orti botanici: Con il Rinascimento e l'Illuminismo, questi spazi diventano laboratori
scientifici a cielo aperto. Non si coltiva più solo per curare, ma per studiare, classificare e
acclimatare nuove specie (spesso provenienti dal Nuovo Mondo). La natura diventa oggetto
di speculazione scientifica.
2. Messina e l'eredità di Pietro Castelli
Parlando nella sede accademica messinese, il professore Raimondo non poteva non
dimenticare l'Orto Botanico di Messina e il suo fondatore Pietro Castelli (1638). Ha
ricordato come l'antico "Hortus Messanensis" fosse un gioiello di rarità, distrutto poi in
seguito alla rivolta antispagnola, ma il cui spirito sopravvive nell'attuale Orto Botanico
rifondato in altro luogo da Antonino Borzi poi ancora mutilato in seguito all’evento
tellurgico. Ha ricordato che quella di Messina è stata una delle prime sedi universitarie
europee a comprendere l'importanza di un'istituzione botanica, per questo chiamando al suo
interno scienziati di primordine da altre sedi italiane. In particolare: da Roma arriva Pietro
Castelli e, in successione, da Bologna Marcello Malpighi. Castelli – discepolo di Andrea
Cesalpino a Pisa – attuerà a Messina il sistema di classificazione concepito dal maestro e
basato non sui caratteri dei fiori – come faranno più tardi prima Tournefort e poi Linneo –
bensì sui caratteri morfologici dei frutti. In pratica nell’antico Orto di Messina, nel ‘600 si
realizza il primo ordinamento scientifico (sistematico) di un Orto botanico.
3. Il primato Siciliano e alcune esperienze private
Questo è stato il cuore emotivo e istituzionale della lettura. Raimondo ha ricordato come la Sicilia
non sia stata periferia, ma centro nevralgico della botanica europea. Richiama al riguardo le
esperienze del Palermitano come quella dell’Hortus catholicus fondato a Misilmeri da Francesco
Cupani, originario di Mirto, e quindi l’opera pioneristica di frate Bernardino da Ucria a Palermo
che nell’impianto del nuovo Orto botanico (1789-1995) realizza l’ordinamento sistematico di
Linneo adottando per la prima volta nel meridione d’Italia la nomenclatura binomia introdotta anni
prima dal grande naturalista svedese e tuttora vigente. Particolare risalto Raimondo dà ancora
all’esperienza etnea del farmacista acese Giuseppe Riggio che alla Timpa di Acireale impianta un
suo orto botanico, facendone illustrare le piante ad un artista locale. Questo straordinario corpo
iconografico recuperato e pubblicato da Franco Maria Ricci e poi donato all’Accademia dei Zelanti
di Acireale, è possibile oggi consultarlo nella sede di quella Accademia, grazie al generosità del
noto Editore.
4. La nuova missione: La Biodiversità come "Nuovo Semplice"
Infine, il Prof. Raimondo ha attualizzato il tema. Se un tempo l'urgenza era trovare le piante per
curarsi, oggi l'urgenza è curare il pianeta.
Gli Orti Botanici oggi sono isole di biodiversità ed anche "Arche di Noè": banche del
germoplasma che conservano semi e specie a rischio di estinzione.
La tutela della flora endemica minacciata è la nuova frontiera dell'impegno civile e
scientifico degli orti botanici.
Francesco Maria Raimondo (Castelbuono, 1944) è uno dei più eminenti botanici italiani, storico
Direttore dell’Orto Botanico di Palermo e Professore Ordinario presso l’Università degli Studi di
Palermo. Figura di riferimento internazionale per la flora mediterranea, ha dedicato la sua carriera
allo studio della biodiversità siciliana, scoprendo e classificando diverse nuove specie endemiche
(tra cui alcune varietà di pero selvatico e centaurea). È stato Presidente della Società Botanica
Italiana e dell’OPTIMA (Organization for the Phyto-Taxonomic Investigation of the Mediterranean
Area), promuovendo instancabilmente la conservazione della natura e la ricerca tassonomica. Oltre
all'impegno accademico, ha ricoperto ruoli istituzionali come Assessore al Verde Pubblico di
Palermo, lavorando per la tutela del patrimonio arboreo cittadino. La sua produzione scientifica
conta centinaia di pubblicazioni che costituiscono pietre miliari per la conoscenza del patrimonio
vegetale dell'Isola.
Componente del Comitato dei Promotori della Carta dei Comuni Custodi della Macchia
Mediterranea e di rilievo la Sua preziosa disponibilità verso il mondo del Volontariato
Ambientale.










