Anche quest’anno purtroppo per le vie della città non si svolgerà la spettacolare processione delle “Barette” o “Varette” nel giorno del Venerdì Santo. Ciò accadde già in passato dal 1783 al 1793 a causa del terremoto e si ripetette anche nel 1908 per lo stesso motivo, l’evento catastrofico rase al suolo la città e con essa anche parte delle “Varette” (la processione ricominciò solo dal 1922) e dovette rifermarsi nel periodo bellico della seconda guerra mondiale fra il 1940 ed il 1945. Nonostante le varie vicissitudini la fede e l’attaccamento dei fedeli all’evento hanno fatto in modo che la processione ripartisse ogni volta donando ai messinesi uno spettacolo unico e suggestivo durante la Settimana Santa. In queste righe vogliamo rivivere quei caratteristici momenti soffermandoci a conoscere meglio l’antica tradizione messinese. Le “Barette” realizzate in legno, cartapesta e gesso raffigurano le stazioni della Via Crucis: tecnicamente sono composte da un tavolo più o meno grande attraversato da lunghi assi perpendicolari che servono a sorreggerle a spalla. Sulla base d’appoggio trovano collocazione varie statue a grandezza d’uomo raffiguranti scene e momenti della vita di Gesù. Ogni struttura nella parte inferiore presenta dei piedi d’appoggio per i momenti di stallo.
Fino a tre anni fa il corteo religioso composto da L’ultima Cena, l’Orto di Getsemani, La Fustigazione alla Colonna, L’Ecce Homo, il Trasporto della Croce, il Pio Atto della Veronica, Simone Cireneo, la Crocifissione, l’Addolorata, la Deposizione della Croce e Sepolcro partiva dall’Oratorio della Pace percorrendo le vie XXIV Maggio, Sant’Agostino, Corso Cavour, Tommaso Cannizzaro, Via Garibaldi, Via I Settembre, Piazza Duomo, Via Oratorio San Francesco (la via che da all’altezza del Duomo risale da Corso Cavour verso Via XXIV Maggio) punto più faticoso per i portatori che in tarda serata affrontano la cosiddetta “\nchianata” per il successivo rientro in chiesa.
La processione fu istituita nel 1610 dal Governatore dell’Arciconfraternita della Pace dei Bianchi Andrea Furnari e dai consiglieri Pietro Staiti e Mario Corvaja che organizzarono ogni giovedì santo una solenne cerimoniaperrivivere i momentidella Passione di Cristo facendo realizzare otto “Barette” (la statua dell’Addolorata, una Gran Croce, cinque simulacri ed una bara del Cristo Mortoche venivano portati a spalla in processione – da qui il nome “Barette”) un’altra con la reliquia della Santa Spina veniva portata a spalla dai frati di San Domenico.
Il Samperi scriveva in merito: “con statue di tutto rilievo rappresentanti la Passione di Cristo la processione uscì di notte, circa le ore 21:00 dall’oratorio della compagnia organizzatrice, con strumenti rumoreggianti fece il giro per le primarie strade della città”.
In quel periodo l’Arciconfraternita dei Bianchi aveva sede nell’atrio di un convento domenicano collocato fra la via XXIV Maggio (a quei tempi via dei Monasteri) e l’attuale palazzo della Città Metropolitana di Messina. Fino al 1908 la partenza delle “Barette” si effettuò da una chiesa situata in via Montevergine (oggi via Martinez). Dal 1801 l’evento fu spostato al venerdì santo.
Fra le composizioni più antiche superstiti vi sono quella del “Gesù che cade sotto la Croce” realizzata nel ‘700 da Matteo Rossello e la più grande per dimensioni raffigurante “L’ultima Cena” (vincolata dalla Soprintendenza ai beni Culturali) realizzata nel 1846 dal Prof. Matteo Mancuso ripresa successivamente nel 1916 dall’artista Giovanni Scarfì e da artigiani del legno leccesi. Successivamente furono donate nel 1956 la varetta della Veronica dalla baronessa Maria Musolino la Valle, nel 1959 la confraternita dei barbieri donò quella del Cireneo e lo stesso anno il devoto Carmelo Senso donò quella del Crocefisso. Un ruolo importante lo ebbe Luigi Santifaller di Ortisei che restaurò gran parte delle statue negli anni ’50. Un particolare storico è legato alla processione di Maria Addolorata che nell’antichità veniva accompagnata “dalle Biancuzze” , le Verginelle del Conservatorio di Santa Caterina di Siena che in tunica bianca e con un lungo velo coprente il capo tenevano in mano un cero accesso, tale usanza è stata ripresa nelle ultime processioni.
Negli anni che vanno dal 1908 al 1938 le “Varette” che si salvarono dal terremoto furono custodite nella chiesa di S. Elia da dove partiva anche la processione.
Dal 1938 ad oggi vengono custodite nella chiesaOratorio della Pace di Via XXIV Maggio (realizzata per tale scopo) e l’allestimento veniva e curato dal 1969 dalle Nobili Arciconfraternite riunite sotto il titolo di “San Basilio degli azzurri e della Pace dei Bianchi”.
Da un paio di anni l’organizzazione è affidata all’Arciconfraternita del S.S.Crocifisso ed al Comitato dei Battitori che purtroppo quest’anno hanno preso la sofferta decisione, viste le restrizioni imposte dal Comitato provinciale all’ordine ed alla sicurezza di annullare il corteo a causa della pandemia. Appuntamento rimandato al prossimo anno speranzosi che questa Pasqua possa far “rinascere” un periodo migliore per i messinesi ed i partecipanti alle passate edizioni. Antonio D’Angelo